La Tobin Tax sulle azioni è ritenuta come una sorta di nemico naturale degli investimenti in Borsa. Questa opinione si è diffusa contestualmente all’approvazione, nel 2013, dell’odiata tassa sulle transazioni finanziarie e ha poi avuto un ulteriore rafforzamento a seguito della decisione del governo di proporre per il 2016 un incremento dell’imposizione fiscale sugli scambi azionari.
L’esecutivo, infatti, per finanziare l’Opzione Donna, ha deliberato, alla fine dello scorso anno, l’incremento della Tobin Tax dallo 0,2% allo 0,4%. Non ci vuole la sfera di cristallo per immagine i malumori che una proposta simile abbia potuto generare. Gli oppositori a questo genere di imposizione affermano che, non essendo presente in tutti i paesi, la Tobin Tax abbia come unico effetto concreto quello dello spostamento degli investimenti su altri listini dove le transazioni non sono tassate. In poche parole, secondo i suoi critici, la Tobin Tax avvantaggia le altre borse a discapito di quella di Milano. Altra pesante accusa rivolta a questo tipo di tassa è il suo ruolo nella riduzione dell’imponibile sul capital gain (differenza tra prezzo di acquisto e prezzo di vendita dell’azione).
Tobin Tax: nel 2013 l’origine della tassazione sulle transazioni finanziarie
A partire dal 1° marzo 2013 è entrata in vigore in Italia la cosiddetta Tobin tax, la nuova tassa sulle transazioni finanziarie. In particolare, a partire da tale data la nuova tassazione è stata applicata sui titoli azionari, mentre a partire dal primo luglio 2013 è andata a colpire anche gli strumenti derivati.
L’obiettivo che il legislatore si è fin da subito posto con la nuova tassazione è stato quello di porre un freno al cosiddetto “high frequency trading”. Tuttavia, come hanno sottolineato gli esperti, il rischio concreto è sempre stato quello di assistere ad un minore interesse verso i titoli azionari italiani da parte di investitori esteri, soprattutto considerando che la Tobin tax non è stata adottata da tutti i paesi europei. Oltre all’Italia, infatti, hanno deciso di introdurla Francia, Germania, Spagna, Austria, Belgio, Portogallo, Grecia, Slovenia, Estonia e Slovacchia.
Ma cerchiamo di capire l’impatto in termini economici che questa nuova tassa ebbe nel momento della sua entrata in vigore. L’aliquota fissata per il 2013 è stata pari allo 0,12%, mentre dal 2014 è passata allo 0,1%, e si è applicata sul saldo positivo di fine giornata derivante dal trasferimento di titoli emessi da società sul territorio italiano. Alcuni esempi pratici potranno chiarire meglio le modalità di calcolo della Tobin tax nei primi anni della sua introduzione. Se durante una seduta si acquistavano titoli azionari per un controvalore di 1.000 euro mantenendoli fino alla fine della giornata, la tassa andava applicata su tutto il controvalore dell’acquisto, quindi nel caso in esempio era di 1,2 euro (1.000 x 0,0012); se durante la seduta si acquistavano titoli azionari per un controvalore complessivo pari a 1.000 euro e durante la stessa seduta se ne rivendevano per un ammontare di 400 euro, alla fine della giornata la Tobin tax veniva applicata solo sui 600 euro di titoli rimasti in portafoglio, quindi era pari a 0,72 euro (600 x 0,0012); se durante la seduta si acquistavano titoli per un ammontare complessivo di 1.000 euro e durante la stessa seduta venivano rivenduti tutti, la tassa non andava applicata. Tutto questo è avvenuto nei primi anni di vita della tassazione sulle transazioni finanziarie. Vediamo ora come si calcola nel 2016 la Tobin Tax.
Calcolo Tobin Tax sulle azioni ultime leggi
Il principio base della Tobin Tax resta immutato anche per l’anno in corso. E’ quindi sempre valida la disposizione secondo cui l’aliquota dovuta è calcolata in base al valore della transazione, “determinato” a sua volta “sulla base del saldo netto delle transazioni giornaliere” ad opera dell’intermediario finanziario. Resta sempre valida anche la disposizione secondo cui si applica una riduzione del 50% nel caso in cui la transazione sia effettuata all’interno di mercati regolamentati e sistemi multilaterali di negoziazione. Grazie a questo sgravio, che non è mai venuto meno, l’aliquota sulla Tobin Tax viene ridotta dallo 0,2% allo 0,1%. Lo sgravio resterebbe in piedi anche se la tassazione sulle azioni dovesse essere aumentata come indicato dal governo appena pochi mesi fa.
Ipotesi di esenzione dalla Tobin tax
Oltre a quello della vendita di tutti i titoli acquistati nel corso della stessa seduta, esistono anche altri casi di esenzione dall’applicazione della Tobin tax. La tassa, infatti, non si applica agli acquisti dei titoli azionari che presentano una capitalizzazione inferiore a 500 milioni di euro, indicati in un apposito elenco pubblicato ogni anno sul sito del Ministero dell’Economia e delle Finanze; non si applica ai titoli azionari di società straniere quotati sulla Borsa italiana; non si applica alle operazioni su fondi, Sicav, obbligazioni, Etf, Etc e valute; non si applica in caso in caso di trasferimento di proprietà a seguito di successione o donazione.
Tobin tax su ordini annullati
Al fine di ridurre le operazioni che hanno come scopo principale quello di indirizzare il prezzo delle azioni, è prevista l’applicazione di un’aliquota dello 0,2% sul controvalore degli ordini annullati qualora questi dovessero superare il 60% di quelli completati.
Tobin tax sul trading online
Chi sceglie di investire oggi in azioni sul mercato italiano deve fare i conti con la Tobin Tax che oramai è diventata una presenza costante. La tassazione sulle transazioni riduce chiaramente quello che può essere il guadagno derivante dall’investimento in azioni. E’ per questo motivo che, fin dal momento dell’entrata in vigore della Tobin Tax, tanti investitori hanno iniziato a chiedersi se non fosse il caso di spostare il proprio investimento dalla Borsa al trading online. Purtroppo neppure le piattaforme di trading sono immuni dall’applicazione della tassazione sulle transazioni finanziarie anche se ci sono alcuni indiscutibili punti di vantaggio. In base alla legge vigente la Tobin Tax è sempre dovuta nel caso di investimenti online sulle azioni italiane e nel caso di trading sugli indici azionari che abbiamo come sottostante il nostro Ftse Mib. In poche parole la tassazione si applica sui CFD basati sull’azionariato italiano. Dalla tassazione sono invece esclusi il trading sul forex e quello sugli indici esteri. Questa “discriminazione”, che di fatto ricalca quella esiste tra le azioni quotate dove la Tobin è applicata e quelle in negoziazione sui listini di quei Paesi in cui la tassa non è presente, ha praticamente spostato il trading online dai prodotti italiani a quelli esteri. In termini assoluti il movimento è stato meno marcato sulle piattaforme rispetto a quello avvenuto sulle Borse fisiche. Molti traders, infatti, hanno preferito continuare a investire nei CFD su azioni italiane e su indici con sottostante il nostro Ftse Mib a causa di una maggiore conoscenza delle dinamiche del mercato domestico.
Come si paga la Tobin Tax sul trading online
Per chi ha scelto di continuare a puntare sul trading online sulle azioni italiane nonostante la Tobin Tax, il cambio di regime è stato quasi impercettibile poiché il guadagno che viene accreditato alla chiusura di un’operazione, è già decurtato dell’importo dovuto a titolo di tassazione sulle transazioni finanziarie. Sono gli stessi broker, infatti, in qualità di intermediari, a trattenere l’importo e a stornarlo allo Stato. Il servizio è quindi comodissimo e consente al traders di concentrarsi sulle strategie del suo investimento attraverso CFD.
Il trattamento riservato dalla Tobin Tax a chi fa trading online non è univoco. I parametri utilizzati per determinare l’importo sulla tassa cambiano a seconda che si sia in presenza di CFD sugli indici con sottostante il Ftse Mib o di CFD sull’azionariato.
Più nel dettaglio, nel caso di trading online sugli indici, la Tobin dovuta viene calcolata indirettamente moltiplicando il prezzo dell’indice per il valore del punto. Il risultato, a sua volta, va moltiplicato per il numero dei lotti. Si ottiene così il cosiddetto valore nozionale da cui si deduce l’importo della tassa da pagare in base alle disposizioni di tabelle predefinite. Nel caso di trading online sulle azioni italiane, invece, il nozionale si calcola moltiplicando il prezzo dell’azione per il numero di lotti. Anche in questo caso va poi trovata corrispondenza all’interno delle tabelle predefinite.
Dal punto di vista del trader, come detto, le modalità di calcolo della tassazione sulle transazioni sono completamente inutili in quanto sono le stesse piattaforme di trading online ad effettuare le trattenute direttamente alla fonte.
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