La banca d’affari americana Citigroup ha diffuso nei giorni scorsi un report dedicato al comparto bancario europeo all’indomani della decisione della Banca Centrale Europea di abbassare i tassi. Nel report ci sono anche le banche italiane, il cui rating è in aumento.
La banca d’affari Citigroup, dopo la decisione della Banca Centrale Europea di abbassare i tassi e di muoversi sul mercato obbligazionario, ha stilato un report dedicato al comparto bancario europeo; non mancano, naturalmente, i giudizi sul settore bancario italiano,
Gli analisti della banca d’affari americana hanno deciso di alzare ad “overweight” (sovrappesare) il loro rating sugli istituti di credito italiani, diventati alquanto appetibili dopo i cali delle scorse settimane anche in seguito alle ricapitalizzazione che hanno interessato molte banche del Bel Paese.
Adesso, però, ci sono dei fattori che rendono il comparto bancario molto interessante come i restringimento degli spread dei titoli di stato italiani, le attese sui test europei non più tanto preoccupanti e anche un recupero della redditività degli istituti.
Secondo gli analisti di Citigroup, le banche italiane da acquistare, e quindi con rating “buy” sono quattro: Unicredit, Mediobanca, Ubi Banca e Intesa SanPaolo.
In realtà, sui primi tre istituti la raccomandazione è stata confermata, mentre Intesa SanPaolo viene “promossa”: dal precedente rating “neutrale” si passa all’attuale “buy” con un target price a 2,7 euro rispetto al vecchio 2,5 euro. I broker di Citigroup hanno motivato la promozione di Intesa SanPaolo con la solidità patrimoniale del gruppo, ma anche con il potenziale dello stesso per un elevato ritorno del capitale.
Gli esperti, invece, hanno mantenuti invariati i target price di Unicredit, Mediobanca e Ubi Banca, rispettivamente a 7,3, 8 e 7,3 euro.
Insomma: promozione per il comparto bancario italiano, anche considerando che gli istituti di credito i made in Italy hanno un Rote tra i più bassi d’Europa e sotto il livello storico; gli analisti di Citigroup si aspettano che migliori all’8% nel 2017 grazie alla riduzione dei costi di finanziamento e alla normalizzazione dei costi di credito.
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