Il crollo verticale delle quotazioni della sterlina nel cambio con l’Euro e soprattutto il Dollaro, sembra essersi arrestato. Dopo due giorni caratterizzati dalla caduta della divisa britannica rispetto al Dollaro americano, questa mattina il trend ribassista sembra essersi arenato. Lo stop alla svalutazione della sterlina è il primo dal momento in cui è stata annunciata la vittoria della Brexit al referendum sull’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europa.
Con la Gran Bretagna fuori dall’Europa, oggi il cambio Dollaro Sterlina è stabilmente superiore a quota 1,32 euro mentre, per quanto riguarda il cambio Euro Sterlina, si è assistito ad un aumento a 0,83 dagli 0,81 della fase calda della Brexit.
Il dato che arriva dal cambio Dollaro Sterlina assume ancora maggiore importanza se si tiene in considerazione anche quello che sta avvenendo nel settore delle materie prime e sulle borse.
Per quanto riguarda il primo ambito, il prezzo dell’oro, in rally dal giorno della Brexit, sta subendo un rallentamento nel senso che non aumenta più. Più nello specifico, dopo due sedute di apprezzamento, il prezzo dell’oro sta scendendo dello 0,6% pur in un contesto di saldo sostanzialmente invariato visto che nelle due ultime sedute il prezzo era cresciuto del 5,4%.
Al pari di quanto sta avvenendo sul cambio Dollaro Sterlina e Euro Sterlina, il dato è però chiaro e testimonia un allentamento della tensione. Rispetto a ieri 27 giugno e al terribile 24 giugno, sembra esserci una profonda decelerazione nella corsa verso i beni rifugio (tra cui lo stesso Dollaro).
Crisi Borsa Brexit finita: arriva il rimbalzo
Il blocco della corsa verso i beni rifugio e la stabilizzazione della sterlina sono stati paralleli al terzo evento clou che oggi sta caratterizzando i mercati. La seduta di oggi, infatti, è la prima di rimbalzo vero dal giorno dell’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea. Tutte le borse occidentali viaggiano in positivo con acquisti sostenuti soprattutto sulle azioni del settore bancario. Nel caso della Borsa di Milano, a trarre beneficio dal rimbalzo, sono Unicredit, Banco Popolare, UBI Banca, Monte dei Paschi e la Popolare di Milano.
I ritorno degli acquisti sui titoli del settore bancario è supportato dalle tante indiscrezioni che stanno circolando da ieri sulla possibilità che il governo vari una sorta di Fondo Atlante 2 ossia di un meccanismo salva banche. Questo fondo, che potrebbe supportare gli acquisti sui titoli del settore bancario anche nelle prossime sedute, interverrebbe, alla bisogna, sia in future nuove ricapitalizzazioni che per alleggerire eventuali carichi di crediti deteriorati oramai di complessa gestione.
Il recupero di oggi delle quotazioni delle banche è comunque da prendere con le molle. Come hanno avuto modo di affermare molti analisti, infatti, si è ancora agli inizi della nuova stagione di borsa creata dalla Brexit. L’uscita della Gran Bretagna dall’UE, è un fatto nuovo che farà vedere i suoi effetti in modo del tutto progressivo. Servono quindi nuove idee di borsa perché gli schemi di un tempo sono in discussione con la Brexit. Le nuove idee per investire in borsa sono necessarie anche alla luce dell’attesa alta volatilità che caratterizzerà i mercati.
I mercati e la Brexit: la volatilità è nelle previsioni dopo Brexit
La volatilità dei mercati si nutre sempre con l’incertezza. Ed è proprio questo che avverrà adesso con la Brexit. Fino a quando non ci sarà una risposta chiara su quello che succederà adesso, i mercati non potranno non essere soggetti a forti oscillazioni sia sul fronte dei cambi che sull’azionario e le materie prime. Per questo motivo diventa assolutamente indispensabile, prima di qualsiasi posizionamento, condurre un approfondito esame dai market mover.
Molta attenzione deve essere rivolta agli incontri tra i rappresentanti della Gran Bretagna e quelli dell’Europa. Gli investitori si attendono che, arrivati a questo punto, ci sia una precisa presa di posizione su quello che dovrà avvenire. In pratica lo strappo creato con la Gran Bretagna fuori dall’Europa dovrà ora essere seguito dai fatti concreti.
In tal senso la cena di David Cameron a Bruxelles sarà certamente da monitorare se non altro per capire che genere di aria tira tra le parti. Un market mover molto importante è anche il Consiglio Europeo che non vedrà la partecipazione della Gran Bretagna. L’assenza dei rappresentanti inglesi è il segnale dell’uscita della Gran Bretagna dall’Europa ma il Consiglio potrebbe anche riservare novità interessanti sulle fasi che porteranno all’effettivo addio del Regno Unito all’Ue.
Gli investitori attendono di sapere chi sarà tra i massimo rappresentanti inglesi a chiedere l’attuazione della disposizione del Trattato di Lisbona relativa all’uscita di un paese membro. Improbabile che sia il dimissionario Cameron, travolto da un referendum che non ha saputo gestire, a fare un passo simile. Più probabile che si vada invece incontro ad una lunga fase di transizione. Ad ogni modo, come evidenziato da molti analisti, è assolutamente necessario che questa fase venga vissuta con la maggiore chiarezza possibile.
Brexit ed economia inglese: ripercussioni possibili
L’effetto combinato tra l’uscita della Gran Bretagna dall’Europa e le successive dimissioni del primo ministro Cameroon potrebbe avere delle ripercussioni negative sull’economia inglese. Attualmente la Gran Bretagna, infatti, presenta un deficit di conto corrente che è superiore al 5% del Prodotto Interno Lordo. Questo significa che l’economia britannica dopo la Brexit ha assoluto bisogno di capitali per supportare la propria valuta. Ora proprio questi capitali potrebbero invece venire meno soprattutto per quello che riguarda l’ambito finanziario.
Non è un caso che tra gli effetti della Brexit, infatti, si parli spesso della fuga di tante banche d’affari che nella City hanno sede. Una fuoriuscita simile, magari a vantaggio dell’Irlanda, avrebbe delle ripercussioni sia per quello che riguarda il fronte occupazionale che per quello che riguarda la tenuta della Sterlina che potrebbe perdere terreno rispetto al cambio con l’Euro e con il Dollaro.
Ma le conseguenze della Brexit non si fermerebbe qui ma arriverebbero anche a intaccare la crescita del Regno Unito. Lo scenario è chiaramente del tutto ipotetico ma sono in tanti già a scommettere sul fatto che la crisi della Gran Bretagna potrà essere evitata solo con la presenza di politici capaci e chiari.
La Brexit, però, non esaurirà i suoi effetti sulla sola Gran Bretagna. La vera sfida, infatti, sarà quella di capire chi andrà a subire le conseguenze negative maggiori: l’Euro o la Sterlina? La Gran Bretagna oppure l’Eurozona?
Queste domande lasciano intendere che gli effetti della Brexit non saranno limitati nel breve periodo ma si estenderanno, con tutta probabilità, anche nel medio/lungo termine. Secondo Larry Hatheway, capo economista di GAM, alle luce di quello che è avvenuto è ovvio che con gli effetti della Brexit si dovrà imparare a convivere.
Guardando al calendario dei market mover e considerando le tante situazioni che vi erano in ballo fino al fatidico venerdì nero (24 giugno, giorno del referendum sull’uscita della Gran Bretagna dall’Ue) si può affermare che si vada verso un’estate molto rovente. Restando al solo ambito delle politiche monetarie, infatti, la Fed aveva annunciato un lento rialzo dei tassi che, a questo punto, a causa della Brexit, è stato congelato. Un elemento questo che introduce un nuovo fattore da tenere in debita considerazione qualora si dovesse decidere di investire.
Uscita Gran Bretagna Europa: previsioni per i prossimi mesi
L’uscita della Gran Bretagna dall’Europa ha assolutamente necessità di un certo intervallo di tempo per poter essere assorbita dai mercati. Essendo le implicazioni ancora tutte da quantificare, anche gli scenari che si aprono dinanzi agli investitori sono molto eterogenei.
Sul fronte economico c’è da sottolineare che solo ora stanno arrivando le prime indicazioni in merito all’impatto sull’economia. Gli analisti di Standard and Poor’s sono stati i primi ad esprimersi. Dando per scontata la decisione della Gran Bretagna di andare via dall’Europa, la crescita britannica è stata ridotta dell’1,2% alla fine del 2017, contro il -0,5% dell’area Euro. Se così fosse, la flessione sarebbe decisamente contenuta con un Pil inglese che si attesterebbe a +0,9%. Il quadro relativo all’economia inglese, quindi, non è affatto negativo tanto che la stessa Standard and Poor’s proprio oggi 28 giugno parla di rischio recessivo basso.
La Brexit, quindi, non dovrebbe mettere in moto alcuna spinta recessiva anche perché è molto probabile che la Bank of England attui una risposta monetaria molto forte e un ribasso dei tassi. Queste due strategie, probabili ma non certe, devono chiaramente essere tenute in debita considerazione da chi sceglie di investire sul forex trading.
Lo scenario economico che dalla Brexit deriverà avrà le sue ripercussioni sul quadro finanziario rendendo molto difficile individuare degli assets che possano essere stabilmente inseriti all’interno di un portafoglio di investimento. Prepariamoci a momenti di alta turbolenza, hanno affermato molti analisti. A questi momenti si deve preparare anche chi sceglie di investire con le opzioni binarie o con il forex trading.
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