I pm della Procura di Siena Giuseppe Grosso, Antonino Nastasi e Aldo Natalini ritengono che l’operazione di ristrutturazione Alexandria abbia provocato per Banca MPS ingenti perdite i cui effetti si vedranno fino al 2014. La dura previsione, che ai loro occhi appare più come una certezza, è contenuta tra le 68 pagine dell‘ordinanza di sequestro per oltre 1,8 miliardi emessa nei confronti di Sadeq Sayeed, Raffaele Ricci, Antonio Vigni, Gianluca Baldassarri e dell’ex presidente Giuseppe Mussari.
Nell’ordinanza si legge che i cinque personaggi coinvolti, in concorso e previo accordo tra loro, nell’ambito del medesimo disegno criminoso hanno agito ai danni di Banca MPS e a vantaggio di Nomura, macchiandosi del reato di truffa pluriaggravata in relazione all’operazione Alexandria. Da qui l’urgenza del provvedimento di sequestro, anche in considerazione del fatto che nel caso Alexandria l’azione civile proposta dagli attuali vertici di Banca MPS contro Nomura e gli ex vertici della banca senese non è idonea a invalidare i contratti e i finanziamenti in essere, trattandosi di un’azione di responsabilità extracontrattuale. Le perdite riportate sugli strumenti strutturati in questione potrebbero essere azzerate solo nel caso in cui i vertici della banca prendano in considerazione di richiedere la nullità dei contratti per ipotetica illiceità.
Nel frattempo la Fondazione MPS ha fatto sapere che appoggerà l’azione di responsabilità promossa dalla banca nei confronti degli ex vertici dell’istituto senese, esprimendo voto favorevole in occasione dell’assemblea dei soci in programma per il 29 aprile prossimo. La stessa Fondazione si è inoltre riservata di verificare la sussistenza degli elementi necessari per promuovere in proprio altre azioni risarcitorie affinché vengano tutelati in ogni sede competente gli interessi della fondazione stessa.
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