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Se sei un trader che è alla ricerca delle migliori strategie di investimento su azioni, allora non puoi ignorare quello che in questa guida abbiamo da dirti.

Partiamo dall’analisi di Patrick Moonen (NN Investment Partners) il quale afferma che le condizioni degli investiemnti in azioni, si avvicinano  a quelle ideali.

Il contesto dei fondamentali non appariva così positivo da diversi anni come invece lo è oggi.

Anche NN Investment Partners ha voluto fornire la propria visione sulle prospettive dei mercati finanziari nel 2018 e noi di seguito ti riportiamo quelle che sono le sue analisi.

Patrick Moonen: analisi d’investimento 2018

Patrick Moonen analisi d'investimento 2018
Patrick Moonen analisi d’investimento 2018

Patrick Moonen  è il Principal Strategist Multi Asset di NN Investment Partners, il quale ha ribadito la propria preferenza per l’azionario anche nel  prossimo esercizio.

Esso ha segnalato che il contesto dei fondamentali per questa asset class non appariva positivo come lo è adesso, ormai da diversi anni.

A questo si aggiunge anche la considerazione che non vi sono strette monetarie dalle banche centrali, in quanto l’inflazione resta bassa.

Ecco quindi l’analisi offerta da Patrick Moonen attraverso la quale è possibile analizzare in modo dettagliato le preferenze sul comparto azionario.

Da qui ne deriva il fatto che le che le condizioni del mercato azionario si avvicinano a quelle ideali.

Si deve poi considerare anche il buon quadro dei fondamentali, il quale si evince che negli ultimi mesi sono migliorate in modo sostanziale grazie alle dinamiche di mercato.

Il momentum è infatti solido, mentre l’esposizione azionaria è in aumento anche se non ancora a livelli estremi.

Gli investitori sono per altro abbastanza ottimisti, anche se non possiamo dire che sono euforici, come mostrano diversi indicatori del sentiment.

Vi è per altro anche un importante questione ovvero si deve considerare se i mercati azionari continueranno l’ininterrotto trend al rialzo che hanno registrato dall’inizio del 2016 o se invece essi lo interromperanno a partire dal secondo semestre 2018.

Molti osservatori per altro segnalano valutazioni elevate, anche se pensiamo che queste non siano un impedimento per ulteriori rialzi.

Vi è poi da considerare il fatto che i rapporti prezzo/utile sono alti, ma allo stesso tempo non estremi, visto e considerato anche la fase attuale del ciclo degli utili.

Rispetto a strumenti obbligazionari, le valutazioni dell’azionario sono per altro in linea, o più interessanti, della media storica.

Questo è particolarmente vero per l’Eurozona e il Giappone.

Infine si deve prendere in considerazione anche il premio al rischio il quale resta relativamente elevato nell’azionario in quanto lo potremmo considerare come una delle ragioni per cui il Giappone è il mercato preferito.

A questo si deve anche aggiungere il fatto che la vittoria delle elezioni da parte del primo ministro Abe ha ridotto in modo sostanziale l’incertezza politica.

Questo dovrebbe anche garantire la continuazione dell’Abenomics e della politica monetaria accomodante.

Si deve poi guardare anche con estremo favore all’azionario emergente ovvero alle prospettive degli utili che sono solide, come anche lo sono le valutazioni interessanti e la maggior parte delle economie emergenti che si supportano e si basano su condizioni finanziarie favorevoli.

Tuttavia, cambiamenti nelle aspettative della Fed e un dollaro più forte, si sommano a un consenso posizionato sul sovrappeso, i quali sono i principali rischi per le azioni di queste aree.

Allo stesso tempo, possiamo dire che è meglio investire sull’l’Eurozona rispetto agli Stati Uniti per le sue valutazioni più allettanti come anche per una maggiore sensibilità ciclica.

A livello settoriale, vi è invece una preferenza per l’esposizione ciclica.

Questa strategia è supportata da 3 elementi che sono:

  • solidità dei dati macro
  • rendimenti obbligazionari più elevati a seguito anche di una politica monetaria gradualmente più restrittiva
  • prezzi delle materie prime stabili o in aumento.

Anche il settore dell’energia e dei materiali potrebbe trarre beneficio da questi ultimi.

Il settore invece finanziario lo consideriamo come il nostro settore preferito per la sua bassa valutazione, le buone prospettive a livello di utili e la correlazione positiva con i rendimenti obbligazionari.

Investire in azioni: per le Borse il rally proseguirà. Come e dove investire nel 2018

investire in azionni 2018
Investire in azioni 2018

A questo punto, non ci resta che analizzare quelle che sono le analisi degli esperti. Prima di tutto però si deve considerare anche l’enorme fiducia in merito alle prospettive degli asset di rischio e in particolare dell’azionario.

Vi è per altro ancora spazio per dirvi che il 2018 potrebbe far riportare delle ottime performance anche se siamo certi non potranno mai raggiungere quelle del 2017 visto e considerato anche le diverse difficoltà che esse incontreranno.

Per altro i mercati azionari internazionali hanno archiviato un 2017 positivo, il quale ha portato in diversi casi a segnare nuovi massimi storici.

Un esempio, potrebbe essere tutto quello che sta accadendo agli indici americani, come anche le performance di Borse tedesche.

Per Deusche AM il rally dell’azionario non è ancora finito

Vi è anche da prendere in considerazione la crescita dei mercati che pare destinata a proseguire anche per il 2018 visto e considerato anche l’ottimismo diffuso che giunge da diverse banche d’affari.

Se ad esempio esaminiamo i dati storici, possiamo guardare con fiducia al 2018 dove gli esperti di Deutsche Asset Management il rally non è ancora finito visto che il prossimo potrebbe essere il nono anno di ripresa economica.

L’idea di oggi potrebbe essere quella dei mercati azionari come anche dell’economia globale il quale fa registrare un ottimo margine utile a continuare a realizzare performance positive.

Allo stesso modo, non possiamo dire che il 2018 sarà come il 2017 viso e considerato che le Borse dovrebbero generare rendimenti non più con una volatilità bassa come quella vista quest’anno.

In sintesi la view di Deutsche Asset Management è positiva, anche se gli esperti raccomandano di essere vigili in quanto il 2018 potrebbe assistere a liquidazioni improvvise delle posizioni di rischio.

Scenario favorevole per l’equity, ma occorre prudenza

Vi è infine da considerare che vi sono delle diverse posizioni inerenti ai colleghi di Pictet Asset Management i quali altro non fanno che segnalare uno scenario generale favorevole per l’azionario.

Allo stesso tempo, essi sono i primi a raccomandare prudenza viste e considerate anche le valutazioni raggiunte, con particolare riferimento all’indice S&P500.

Vi sono diversi fattori che inducono all’ottimismo quali la crescita globale sincronizzata come anche la timida ripresa dell’inflazione e l’andamento dei profitti societari.

Da qui il consiglio di prestare attenzione al drenaggio di liquidità da parte delle Banche Centrali.

Infine vi è anche la maggiore minaccia in questa direzione rappresentata dall’inflazione che potrebbe risvegliarsi all’improvviso.

Essi infatti costringe le autorità monetarie a ricorrere anche ad un atteggiamento più aggressivo nel processo di normalizzazione delle loro politiche.

JP Morgan punta sulle Borse UE: settori da preferire e da evitare

JP-Morgan
JP-Morgan

Vi è anche JP Morgan che in particolare sta puntando sulle Borse europee. Essa è una delle prime a consigliare di sovrappesare il portafoglio per il 2018.

L’ottimismo della banca americana poggia infatti sulla convinzione che la crescita economica nell’area euro proseguirà come anche l’utile per azione delle aziende quotate altro non farà che registrare un ulteriore miglioramento di circa il 10% in quest’anno.

Abbiamo dunque da una parte i multipli a cui scambiano le azioni del Vecchio Continente che di sicuro non sono bassi in termini assoluti, ma appaiono ancora convenienti in termini relativi anche nei confronti del mercato dei bond e del credito.

Vi è anche da considerare che gli analisti di Jp Morgan consigliano di sovrappesare le banche e più in generale il comparto finanziario, come anche le utilities.

La view è invece molto più cauta sui titoli ciclici e sui tecnologici.

Allo stesso tempo essa è negativa sui difensivi che secondo Jp Morgan sono da sottopesare.

Piazza Affari: un 2018 più complicato del 2017

Allo stesso tempo, possiamo analizzare quella che è la questione Italiana.

In particolare se si da uno sguardo a Piazza Affari, possiamo vedere come Axa Investment Managers prevede che il 2018 sarà più complicato dell’anno che si è appena concluso.

Da qui la complicità e l’attesa di riduzione delle politiche monetarie accomodanti.

Infatti il 2017 lo si ricorda come un anno estremamente positivo, che ripartirà da valutazioni più elevate e questo comporta anche il potenziale di rialzi per le azioni italiane le quali dipenderanno principalmente dalla capacità delle società di aumentare gli utili.

Azioni VS Obligazioni VS materie prime: dove investire nel 2018?

A questo punto, una volta proceduto con le analisi condotte dalle migliori banche e dai migliori esperti per il 2018 sulle azioni, non ci resta che analizzare un altro elemento: la convenienza di investimento.

Da qui ne deriva la necessità degli analisti di indicare delle preferenze negli investimenti per le azioni rispetto ai bond.

Il pericolo potrebbe essere ad esempio l’inflazione, la quale porterebbe le banche centrali ad aumentare anticipatamente i tassi di’interesse.

Ecco che partendo da questa analisi, possiamo porci una domanda:

Cosa attenderci dai mercati finanziari per il 2018?

Infatti, a seguito di un anno particolarmente fortunato per i listini mondiali, sono in tanti gli analisti che concordano nel sostenere il trend positivo per tutto il 2018.

Allo stesso modo essi non sono ottimisti come lo sono stati per l’anno passato.

Infatti il 2018 si è aperto all’insegna di un primo mese che si basa su fattori incerti.

I principali fattori di incertezza per il 2018 potrebbero essere diversi anche se nella maggior parte dei casi, non possiamo non considerare alcuni elementi essenziali che sono:

  1. elezioni politiche italiane a marzo,
  2. provocazioni continue tra Usa e Nord Corea
  3. instabilità in Medio Oriente.

Il vero giro di boa invece per il 2018 sarà nel terzo trimestre quando si parlerà del bilancio aggregato delle autorità monetarie di Usa, Eurozona, Uk e Giappone il quale inizierà a contrarsi, drenando liquidità.

Uno dei principale fattore di rischio per il 2018 è un ritorno dell’inflazione, sopra le attese.

Dalle parole dell’amministratore delegato di Mediobanca, Emilio Franco, possiamo ricavare che se dovesse concretizzarsi, un tale evento ipotizzato, questo costringerebbe la Fed ad accelerare la stretta monetaria, alimentando un irrigidimento delle condizioni finanziarie più aggressivo del previsto.

Il tutto potrebbe avere conseguenze soprattutto sul debito e sui bond.

Allo stesso tempo esso si dice fiducioso e crede che il quadro di crescita sincronizzata e bassa inflazione possa proseguire ancora per alcuni trimestri.

Vi è però allo stesso tempo la necessità di proteggersi privilegiando i bond con una durata finanziaria breve e obbligazioni indicizzate all’inflazione.

In generale tuttavia a risultare più attrattive delle obbligazioni sono le azioni.

Le azioni offrono un quadro molto più rassicurante sul piano della liquidità.

Ecco anche il perché considerando utili e i dividendi attesi, si può calcolare un ipotetico rendimento del 10/12% per le azioni globali nei prossimi 12 mesi.

Un esempio concreto potrebbe essere rappresentato dalle performance Giapponesi e Europee, “specialmente per il comparto bancario”.

Per quanto riguarda invece le materie prime, possiamo affermare che la seconda metà del 2018, si assisterà a una chiusura dell’output gap, ovvero il divario tra pil potenziale ed effettivo ndr il quale sosterrà le quotazioni delle commodity”.

Borse, per gli operatori rialzi fino a metà 2018. Incognite da crescita Usa e fine Qe

Per i Tori possiamo dire che vi saranno rialzi per tutti i primi mesi del 2018.

Vi saranno allo stesso tempo ostacoli che dovranno essere schivati. Questo è almeno quanto affermato dagli analisti e gli strategist delle principali banche d’affari che, nelle loro previsioni per il 2018, affermano:

il nuovo anno si presenta ancora favorevole per gli asset rischiosi.

Essi si presentano in un contesto di crescita globale ancora solida, di volatilità in lieve aumento ma ancora contenuta e di inflazione in ripresa, con le banche centrali che proseguiranno sulla strada della normalizzazione delle politiche monetarie.

Ecco anche uno dei motivi per il quale possiamo dire che per il 2018 si deve guardare alla selezione dei settori e delle aree geografiche su cui puntare.

Da tenere presenti sono infatti alcuni elementi che nel corso dell’anno potrebbero assumere un importante rilievo e che rappresentano dei rischi potenziali.

Tra questi non possiamo non ricordare ad esempio l’andamento del mercato del lavoro sul fronte della dinamica salariale Usa, la quale potrebbe pesare sui margini societari.

Potrebbero pesare anche la percezione di esaurimento del lungo ciclo espansivo degli Usa in vista del 2019.

In Europa, vi potrebbe essere invece una certa oscillazione del sentiment degli investitori europei in vista della fine del Qe della Bce.

Non possiamo neanche non considerare che a fine anno si inizierà anche a discutere della successione alla presidenza Bce, in vista della fine del mandato di Draghi a fine 2019.

Nel 2018 puntare sui bond emergenti, Europa e Usa «rendono» troppo poco

Possiamo davvero dire che vi è ancora spazio per rischiare la correzione?

Tra le banche d’affari, Bofa Merrill Lynch ha un outlook macro rialzista per il 2018.

Egli punta ad una stima di una espansione costante negli Usa come anche di un solido ritorno dall’azionario, il quale vedrà un picco a metà anno.

Tuttavia, vi sono delle attenzioni particolari, secondo quanto disposto dagli analisti.

Questi segnali indicano che la lunga corsa del mercato rialzista sta volgendo al termine.

L’inflazione sarà la «storia» del 2018, soprattutto per gli Usa.

Allo stesso modo, il passaggio della riforma fiscale negli Stati Uniti rappresenta il principale rischio al rialzo per la crescita economica.

Vi sono poi gli utili che sono attesi in crescita del 6% sulla base delle stime di eps 2018.

Lo potremmo quindi considerare come l’anno dell’euforia, dove il sentiment sarà un driver più importante dei fondamentali?

Certamente si!

Il Sentiment che suggerisce che c’è ancora spazio per la crescita delle azioni nel breve termine.

L’indice S&P500, per gli analisti di Bofa Merrill Lynch, dovrebbe raggiunge i 2863 punti come top di inizio anno.

Il Nasdaq Composite a quota 8mila, prima di entrare in una fase di correzione del 10% o più, seguita da una nuova fase di crescita più lenta per la restante parte dell’anno.

Il Credit Suisse per il 2018 appare un anno di opportunità e di rischi, in quanto il total return sull’equity atteso è del 9% con una crescita degli eps del 9%, ampiamente concentrato nella prima parte dell’anno, con il secondo semestre che sarà più sfidante.

Potrebbe anche essere l’anno del ‘last hurrah’, l’ultimo atto per l’azionario prima della correzione.

I target per fine anno dono di un upside dell’azionario del 6% con un target di 4mila punti sull’Euro Stoxx 50 mentre l’S&P500 dovrebbe arrivare a 2875 punti.

Il secondo semestre è visto invece con ricchi crescenti e mercati piatti.

Questo in breve il giudizio overweight sull’azionario:

«Si prevede che gli utili continueranno a salire, anche se in misura più moderata, a un ritmo del 9-11% nel 2018 – Michaël Lok, Group Cio and di Ubp – suggerendo che per i titoli presenti nell’S&P 500 le performance sostenute dagli utili societari, a fine ciclo, saranno prossime al 10%.

La cautela è d’obbligo nel 2018, soprattutto di fronte a una volatilità vicina ai suoi minimi storici.

Storicamente gli investitori ottengono risultati regolarmente migliori con una volatilità bassa, a prescindere dal punto di partenza ma, quando questa comincia ad aumentare da un livello più basso rispetto alla media (come nella fase attuale), la probabilità di subire perdite nell’anno successivo balza dal 4% al 25%. Inoltre, stando ai dati disponibili, la dimensione delle perdite tende a essere maggiore nelle fasi di aumento della volatilità».

Meglio i mercati emergenti e l’Europa?

mercati-emergenti
mercati-emergenti su cui investire

Infine la nostra analisi non può non concentrarsi sui mercati emergenti e sull’azionario.

Esso è in leggero calo rispetto all’obbligazionario, anche se vi è la consapevolezza del rischio a cui si va incontro.

Ecco quindi che l’analisi di Bofa Merrill Lynch, prevede un 2018 come un anno in cui le azioni sovraperformano le obbligazioni, con una serie positiva tale, che non si vedeva a partire dal 1928.

Gli strategist sono rialzisti su azioni, ma ribassisti sui bond, lunghi sul dollaro e sulla volatilità.

Ecco che le azioni sono dunque un buon investimento a lungo termine, mentre non lo sono per chi ha un’ottica di breve e medio periodo.

Infatti si sta entrando nell’ultima parte di una lunga fase rialzista, ovvero di una fase di crescita economica in miglioramento che favorisce il momento positivo e la crescita. Allo stesso tempo essa comporta anche dei rischi più alti.

Questo è quanto afferma Candace Browning, a capo di Bofa Merrill Global Research.

Per altro, se si esaminano i processi storici, non è difficile comprendere come i migliori ritorni possono arrivare alla fine del mercato Toro.

Con un sentiment e delle valutazioni a questi alti livelli, come anche in una relativa calma economica e nonostante i fermenti politici, si potrebbe assistere ad una retromarcia del mercato già sul finor del 2018.

Si potrebbe prospettare per gli investitori, ben posizionati, come un ottima opportunità di acquisto.

Gli analisti del Credit Suisse ad esempio, sottolineano che sull’azionario sono da preferire i mercati europei, con l’Europa Continentale che è la regione preferita per il 2018.

Allo stesso modo, essi fanno delle valutazioni che sono ragionevoli in merito alla crescita degli utili che la potremmo definire come superiore al consensus.

Vi è anche un giudizio positivo sull’Italia, grazie all’andamento dell’economia anche se resta una certa cautela viste le incertezze politiche.

Diminuisce l’appeal dei mercati emergenti, invece in Russia e Cina. Migliora invece quello dell’India.

Attenzione invece a sottopesare, l’azionario Usa.

Goldman Sachs consiglia di concentrarsi sui mercati emergenti, i quali sono considerati come delle economie più sviluppate che stanno correndo al di sopra del loro potenziale.

State Street Global Advisors, invece ritiene che le migliori possibilità si presenteranno per le small cap negli Stati Uniti e infatti esso considera che i mercati sviluppati, come ad esempio Giappone ed Europa, siano particolarmente interessanti.

Il Giappone potrebbe essere interessante per BlackRock, che ancora una volta preferisce l’azionario all’obbligazionario, con una predilezione per finanziari e tech.

I mercati emergenti invece e Europa sono il focus per Amundi, il quale afferma che l’azionario in queste due aree è in grado di offrire rendimenti interessanti e ritorni reali e non è eccessivamente costoso.

Ecco anche uno dei motivi per il quale è meglio scegliere i titoli growth, i quali traggono beneficio dalla crescita dei propri modelli di business, anche se i titoli value ciclici potrebbero assumere un ruolo rilevante.

Amundi, afferma che è di fondamentale importanza selezionare attentamente Paesi, settori e valute.

Esso afferma anche che considerare le strategie di copertura dei rischi estremi come anche puntare a sfruttare al meglio i picchi di volatilità e a prepararsi a ridurre l’esposizione agli asset rischiosi nel caso in cui i dati ciclici inizino a perdere vigore, sarebbe la strategia migliore.

Michaël Lok, Group cio di Ubp, afferma che la selezione degli stili d’investimento e dei settori dovrebbe essere d’aiuto nello scenario atteso.

Avendo un focus sulla crescita degli utili come driver di performance in merito alle azioni statunitensi nel 2018, si potrebbe puntare ad un orientamento verso i titoli growth che continua a essere fondato, almeno fino a quando non emergerà un divario più ampio nello sconto rispetto alle azioni value.

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