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Nell’ultimo periodo si è parlato molto riguardo i cosidetti Non Performing Loans, specialmente a causa del fatto che sono strettamente collegati con il sistema bancario italiano. E anche perché sembrano creare un bel problema per il governo italiano, ma anche per la nostra economia. Ma cosa sono di preciso i Non Performing Loans? La risposta è molto semplice: i Non Performing Loans sarebbero i crediti deteriorati, ovvero dei crediti la cui riscossione non è certa al 100%. In pratica i Non Performing Loans rappresentano degli assets che per chi li possiede, come banche, istituti finanziari e assicurativi, sono da considerarsi “irrecuperabili” o quasi. Questi crediti infatti vengono considerati difficilmente recuperabili da parte di chi li ha emessi, per motivi di difficoltà dei debitori di ripagare tali crediti, con tanto di interessi.

I Non Performing Loans sono strettamente legati al sistema bancario italiano semplicemente perché ne possiede tre volte tanto la media europea. Una situazione molto delicata, da come si può facilmente intuire. Infatti, si tratta di crediti, e quindi capitali, che probabilmente non verranno più recuperati (o almeno la maggior parte di essi). Il governo italiano ha provato a trovare un accordo con l’Unione Europea, puntando a creare un piano congiunto per sistemare il problema dell’eccessivo accumulo dei Non Performing Loans da parte delle banche italiane. Una soluzione che però richiede sicuramente tempo e pazienza da ambo le parti, dato che la prima proposta fatta dal governo italiano per i Non Performing Loans non è stata calorosamente accolta dai mercati finanziari.

I differenti tipi di Non Performing Loans

I Non Performing Loans vengono classificati in maniera diversa a seconda della difficoltà di recupero del credito. Le classificazione si basano sull’importo totale per il quale il debitore è esposto, così come la scadenza ed interessi relativi al credito erogato, ma anche la gravità delle difficoltà del debitore. Andiamo quindi a vedere i differenti tipi di Non Performing Loans, spiegandoli uno ad uno.

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Le Sofferenze sono il peggior tipo di Non Performing Loans. Infatti, quando si parla di sofferenze, si intendono quei tipi di crediti il cui recupero è molto incerto a causa dello stato di insolvenza del debitore. Un tipo di Non Performing Loans che nessuna banca o istituto finanziario vorrebbe avere. E’ molto difficile recuperare una sofferenza, poiché nella maggior parte dei casi il debitore non è più in grado di ripagare né gli interessi sul credito a lui fornito, né la somma che aveva inizialmente richiesto. Episodi del genere avvengono spesso per imprevisti incalcolabili, come un lavoratore che richiede un prestito e perde mesi dopo il posto di lavoro: senza più un’entrata mensile fissa, il lavoratore preferisce pensare a sfamare sé stesso (e magari anche la sua famiglia) e pensare ai propri bisogni primari, piuttosto che ripagare il debito verso una banca o finanziaria. In questo caso quindi si parla di “sofferenza”: il credito fornito diventa una vera e propria sofferenza per ambo i lati. Colui che l’ha contratto non può più ripagarlo, trovandosi in una pessima situazione creditizia, mentre colui che ha emesso il credito, non può più rifarsi (o molto difficilmente) sul debitore. E’ anche vero che le banche e finanziarie tengono da parte sempre un capitale di riserva proprio per evenienze di questo genere, ovvero per chiudere i buchi causati da potenziali sofferenze.

Un altro tipo di Non Performing Loans sono gli “Incagli”. Questo tipo di Non Performing Loans lo si può considerare come il precedente ad una sofferenza. In questo caso infatti, i debitori non si trovano in una situazione così disastrata come i debitori di una sofferenza. Di solito gli incagli sono dovuti a periodi momentanei di difficoltà economica per il debitore. Periodi di difficoltà che la banca o finanziaria pensa siano superabili da parte dei debitori. Si tratta quindi solo di tempo in questo caso: in un lasso di tempo determinato tale difficoltà terminerà, e si spera che il debitore sia in grado di tornare a restituire il credito a lui erogatogli. Anche se si suppone che tale credito si possa riscuotere in futuro, spesso gli incagli rischiano di diventare delle vere e proprie sofferenze. Per tal motivo, anche in questo caso la banca o finanziaria deve tutelarsi con un capitale di riserva (anche se in quantità inferiore rispetto al capitale necessario per una sofferenza).

Infine vi sono le Esposizioni Ristrutturate e le Esposizioni Scadute, ultimo tipo di Non Performing Loans. Nel primo caso, ovvero le esposizioni ristrutturate, si intendono quei crediti i cui termini contrattuali tra banca/finanziaria e debitore sono cambiati. Di solito ciò avviene per permettere al debitore di pagare in pieno il proprio debito, perciò un’esposizione ristrutturata quasi sempre significa un allungamento delle rate da pagare da parte del debitore, che vengono spalmate in un arco temporale più lungo e flessibile. Quando si parla invece di esposizioni scadute, si parla di un tipo di credito che non risulta pagato da 180 giorni. Un credito che quindi deve essere processato in uno degli altri Non Performing Loans a seconda della gravità e relativa esposizione del debitore.

I motivi dell’eccessiva esposizione delle banche italiane ai Non Performing Loans

Ma quali sono i motivi che hanno portato le banche e finanziarie italiane ad esporsi così tanto (3 volte oltre la media europea) con i Non Performing Loans? I motivi possono suddividersi in due differenti categorie. La prima, è quella delle cattive gestioni passate. Molte banche e istituti finanziari hanno avuto un pessimo management in passato, che le hanno portate a performance non proprio brillanti e anche sul rischio della bancarotta (basta vedere il caso della Banca Monte dei Paschi di Siena). Per tal motivi, sono stati concessi crediti a privati e imprese a rischio, nel senso che le probabilità di recupero credito sarebbero stato alquanto basse. Tutto ciò ha portato a molti Non Performing Loans sotto forma di incagli e sofferenze, come abbiamo appena visto.

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Il secondo motivo, è dovuto alla crisi generale a livello globale che anche l’Italia ha dovuto passare. Le parti più colpite sono state proprio le piccole-medio imprese, il cuore dell’economia del nostro paese. E molte di queste PMI avevano debiti con banche e finanziarie, a cui avevano richiesto soldi per avviare l’attività oppure per espandersi. La crisi ha ribaltato la situazione, portando moltissime imprese sull’orlo del fallimento (e facendone chiudere altrettante). Tutte queste imprese, nel corso degli anni, sono diventati incagli e sofferenze nei casi più gravi. Per tal ragione, le banche e finanziarie si sono trovate con una massa di Non Performing Loans in un periodo troppo breve per essere gestito con tranquillità.

Stessa cosa vale per le famiglie italiane. Se le imprese hanno subito la crisi, anche molte famiglie italiane hanno subito lo stesso trattamento. In periodo di crisi, in molti hanno perso il proprio posto di lavoro. E tra loro vi erano anche lavoratori che avevano dei prestiti da pagare, i quali si sono trasformati in Non Performing Loans. Queste sono le principali motivazioni che hanno causato una esposizione tale ai Non Performing Loans. Ovviamente, il governo sta facendo tutto il possibile per proporre all’Europa un piano per uscire fuori da questa delicata situazione economica. E si spiega anche perché oggi giorno sia le banche che le finanziarie, decidano di concedere più difficilmente un prestito sia ai privati, sia alle imprese. O come minimo, richiedono garanzie sempre maggiori.

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