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Nel corso dell’ultimo periodo ha subito una forte accelerazione il fenomeno del buy back di obbligazioni, soprattutto da parte delle banche italiane. In altre parole, si tratta di un’operazione di riacquisto delle obbligazioni proprie da parte del soggetto emittente e alla quale gli investitori possono scegliere di aderire cogliendo l’opportunità di monetizzare in anticipo il loro investimento.

Tale possibilità,  tuttavia, non è sempre un buon affare per l’investitore, in quanto la convenienza va valutata caso per caso. Anzitutto è bene precisare che le operazioni di buy back devono essere considerate dei semplici inviti a consegnare i bond, inviti che quindi non è obbligatorio accettare. Questo sempre che il regolamento dell’obbligazione non preveda a favore dell’emittente la cosiddetta opzione call, in quanto in tal caso il soggetto che ha emesso il titolo può procedere al ritiro coatto dei bond e rimborsare in anticipo il prestito.

Per valutare la convenienza dell’adesione all’operazione di riacquisto il risparmiatore deve anzitutto partire dalle condizioni di riacquisto. In altre parole, deve procedere con il calcolo del rendimento residuo a scadenza utilizzando il prezzo di riacquisto offerto dalla banca, ossia il rendimento a cui rinuncia aderendo al buy back. Nella maggior parte dei casi l’emittente riconosce un premio proprio per rendere più conveniente l’adesione.

Oltre a calcolare il rendimento residuo, l’investitore deve anche valutare i rischi derivanti dalla sua mancata adesione. In tal caso, il rischio principale è rappresentato dal venir meno della liquidità, che per i bond subordinati è già piuttosto bassa. A fronte di ciò, la maggior parte degli analisti consiglia di aderire all’operazione onde evitare di potersi trovare successivamente in situzioni spiacevoli.

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