Come sempre succede ad una riduzione di una tassa, corrisponde sempre un innalzamento dell’altra. Nello specifico, la rimozione del blocco delle addizionali Irpef porterà ad una crescita delle imposte locali, compreso anche l’IMU. Questo lo si deve alla Manovra 2019 che per altro è costellata di polemiche e critiche.
Aumento delle tasse 2019 cosa succede il prossimo anno?
Con il nuovo anno verrà archiviata la vecchia abitudine di aumentare le tasse! Un’affermazione secondo alcuni non proprio veritiera considerando che la “manovra del cambiamento” dovrebbe servire anche a scacciare questo pericolo, ma nella realtà non è proprio così!
Secondo le stime degli esperti, tutto questo cambiamento enunciato non ci sarà; per altro non sarà affatto positivo per i contribuenti. La domanda che ci si deve porre non è di quanto scenderà la pressione fiscale sugli italiani ma di quanto aumenteranno le tasse nel 2019. Per chiarire questo punto si deve però analizzare la Legge di Bilancio 2019 e chiarire alcuni aspetti.
Il primo punto riguarda la stesura della stessa Legge di Bilancio. Supponendo che la manovra resti così com’è, poiché il Governo deve risolvere la questione della bocciatura arrivata dall’Unione europea, si potrebbe optare per lasciare le cose come lo sono oggi, o anche (come vorrebbe Bruxelles), introdurre qualche modifica al fine di garantire più stabilità e meno deficit.
Il tutto dovrebbe evitare un aumento delle tasse nel 2019.
Ma se invece le cose resteranno così, si assisterebbe ad un incremento delle imposte che per altro sarebbe inevitabile, soprattutto a livello locale. Il governo questo lo sa bene e deve quindi correre ai ripari.
Lo stesso viceministro dell’Economia e delle Finanze Laura Castelli ammette questo e lo fa per altro pubblicamente a Rimini davanti ai molti sindaci italiani pervenuti per l’assemblea dell’Anci (l’Associazione nazionale dei Comuni).
Perché aumenteranno le tasse nel 2019 a livello locale?
Aumenteranno in quanto il Governo non ha predisposto, all’interno della manovra, di bloccare l’aumento delle addizionali Irpef comunali e regionali. Questo vuol dire che gli enti locali faranno cassa sia con le addizionali, sia anche con l’aumento dell’IMU e di altri tributi.
Tasse: 2019: cosa aumenta e perché aumenta?
Lo abbiamo appena detto; se la manovra viene approvata così com’è, ci si deve attendere un aumento delle tasse per il 2019. Il motivo è presto spiegato. La Legge di Bilancio tanto contestata dagli operatori economici italiani e dall’Unione europea, ha previsto, a firma di Lega e Movimento 5 Stelle, la non proroga del blocco delle addizionali Irpef comunali e regionali avviato nel 2016 da Matteo Renzi.
I sindaci, potranno avere quindi carta bianca in merito e ritoccare le aliquote. Attenzione però, perché non tutti i Sindaci lo possono fare. In pratica lo possono fare solo 6.545 comuni su 8.016. In pratica solo l’82% del totale.
Di questi, 71 sono capoluoghi di provincia. Gli altri 1.471 Comuni, non prevedono l’aumento delle tasse locali, in quanto hanno già raggiunto l’aliquota massima.
Questa misura servirebbe al Governo per restituire a Comuni e Regioni la capacità di autonomia fiscale che sta a cuore a tutti e due i partiti di maggioranza. Ecco dunque il perché del blocco delle aliquote che avrà anche dei riflessi su Imu e Tasi.
In questo modo, l’Esecutivo passa la palla ai primi cittadini. In pratica saranno gli enti locali a fare le proprie scelte fiscali e quindi l’amento delle tasse nel 2019 a livello locale, non è una scelta del governo ma una scelta dei sindaci.
Tasse 2019: di quanto aumentano?
A questo punto, una volta che abbiamo compreso quali sono le tasse che aumenteranno, possiamo procedere a definire l’ammontare in termini economici di questo aumento.
La scelta di togliere il blocco degli aumenti sulle aliquote porterebbe ogni famiglia a pagare ben 130 euro in più di tasse all’anno in tutti i 6.545 Comuni i quali hanno la possibilità di tornare a gestire le proprie entrate fiscali.
Di questi comuni ben 1.300 hanno oggi l’addizionale Irpef a zero. Lo sono per esempio Bolzano o Trento. Questi possono fare un bel ritocco al fine di avere delle entrate maggiori. Ci sono poi Roma, Milano, Torino, Napoli, Bologna, Venezia e Genova che sono già al massimo e possono fare cassa solo eliminando le esenzioni esistenti.
In pratica tutti i Comuni che non ha l’Irpef a zero o anche che non hanno raggiunto la soglia massima, possono decidere di aumentare l’aliquota o anche di rivedere le esenzioni. Il risultato non cambia: si pagheranno più tasse nel 2019.
Tasse 2019: aumento dell’IMU
Abbiamo detto che gli enti locali hanno la possibilità di aumentare le tasse nel 2019. Possono anche rivedere le aliquote dell’IMU sulle seconde case e della TASI. Questo potrebbe portare, da una parte la maggior parte dei sindaci ad un amento delle aliquote fono al tetto massimo del 10,6 per mille, se non lo hanno già fatto.
Chi è già arrivato a questo tetto (come Torino e Bergamo) può invece optare e fare cassa solo con i tributi locali che interessano gli altri immobili, come ad esempio quelli affittati a canone concordato o i capannoni. Non viene per nulla vietato alle amministrazioni locali che hanno raggiunto il tetto massimo di rivedere ancora una volta la propria no tax area.
Ad esempio, a Milano non pagano le tasse chi ha un reddito inferiore a 21 mila euro; invece a Torino la soglia è 11.790 euro.
Tasse 2019: l’Italia è quella che paga di più in Europa
L’aumento delle tasse nel 2019 non fa che accrescere la pressione fiscale in Italia. In base ad una stima della CGIA di Mestre l’Italia è il paese che paga le tasse più alte in Europa. In pratica, nel 2017 ogni italiano (compresi gli ultracentenari ed i neonati) ha pagato 598 euro in più rispetto a quanto invece hanno fatto i cittadini europei.
Solo Francia, Belgio e Svezia hanno versato di più (la Francia addirittura il triplo), mentre l’Austria ha avuto lo stesso peso fiscale dell’Italia. Gli altri hanno pagato di meno. Questo evento si traduce in un calo dei consumi e produce un effetto negativo sulle imprese.
Il mondo imprenditoriale non è l’unico a storcere il naso di fronte alla politica economica dell’attuale Governo; la Corte dei Conti, afferma che non ci sono le risorse sufficienti al fine di affrontare i nodi non risolti e dunque garantire ai cittadini un livello di servizi adeguato in alcuni settori essenziali.
Anche l’ISTAT registra una battuta di arresto dell’economia in uno scenario altamente a rischio nel caso in cui il rapporto deficit/Pil dovesse collocarsi al 2,6% anziché al già criticato 2,4% di cui si era parlato. Una soglia che, per forza di cose, porterà ad un aumento di tensione tra l’Italia e l’Europa.
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