Molto spesso si confondono prestito e fido come se fossero la stessa cosa. In realtà ci sono delle importanti differenze da sottolineare.
La distinzione è rilevante sia dal punto di vista concettuale che da un punto di vista puramente tecnico ed economico. Si parte comunque dal presupposto che si tratta di due tipologie di finanziamenti che le banche concedono ai propri clienti, che come punto in comune hanno soltanto il versamento di una somma di denaro da rimborsare insieme agli interessi maturati durante il periodo del finanziamento.
Il fido, o affidamento, è un finanziamento che la banca concede al cliente, che però può anche utilizzare solo una parte di questa somma di denaro.
L’interesse dovrebbe essere applicato dall’istituto di credito solo sulla parte realmente utilizzata dal cliente. Il denaro viene accreditato attraverso uno scoperto di conto corrente. L’abolizione della commissione di massimo scoperto ha però finito per far lievitare i costi.
Andare a debito con un fido può costare in interessi effettivi (Taeg) anche più del 20%. Pesano due novità introdotte nel 2012: Commissione disponibilità fondi (Cdf) per i fidi; Commissione d’istruttoria veloce (Civ) per gli sconfini extrafido.
Quando si chiede un fido, si paga ormai anche se non lo si usa. La banca applica una commissione fissa. Va peggio se si sconfina, ovvero si va in rosso oltre la soglia del fido.
Il prestito è invece è un finanziamento che il cliente restituirà alla banca attraverso delle rate, costituite da una quota capitale e da una quota interessi.
Se considerato sotto l’aspetto dei costi, il prestito si fa preferire al fido in quanto il Taeg risulta mediamente più basso (anche se spesso si supera il 15%). Rispetto al fido, però, l’importo del prestito è predeterminato e l’interesse si applica sempre sull’intera somma di denaro concessa.
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