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Secondo alcune indiscrezioni riportate da organi di stampa, che citano fonti finanziarie, la fusione tra Atlantia e Gemina con ogni probabilità verrà attuata mediante il ricorso ad un’opa della società autostradale su quella che controlla gli aeroporti di Roma, con una quota in contanti non superiore a 800 milioni di euro. Tale scelta deriva sostanzialmente dalla necessità di non incrementare eccessivamente l’indebitamento di Atlantia, che ricordiamo alla fine dello scorso anno si aggirava intorno ai 9,5 miliardi di euro.

Per quanto riguarda la restante parte dell’offerta, gli analisti tendono ad escludere la possibilità che si decida di ricorrere ad un aumento di capitale, mentre appare decisamente più plausibile l’eventualità che l’offerta in contanti venga integrata con strumenti ibridi, come obbligazioni convertibili o warrant.

Per quanto riguarda invece lo stato del processo finalizzato alla fusione, nel corso della giornata odierna i consigli di amministrazione di entrambe le società dovrebbero procedere alla nomina degli advisor, tuttavia la strada da percorrere appare ancora molto lunga, soprattutto in considerazione del fatto che la conclusione dell’operazione è prevista entro la fine di giugno. Quel che è certo è che l’approvazione da parte del mercato è già arrivata, visti i rialzi messi a segno nel corso delle ultime sedute, soprattutto da Gemina.

Tra i risvolti positivi della fusione gli analisti citano la possibilità per Atlantia di indirizzare i suoi flussi di cassa verso i piani di investimento di Gemina, andando così a ridurre l’esposizione al mercato domestico e alle attività regolamentate; la diversificazione dell’ebitda; il potenziale aumento della redditività operativa; l’allungamento della durata delle concessioni; i risparmi sul fronte delle costruzioni; i minori oneri finanziari. Per Gemina, invece, la fusione consentirebbe una riduzione del costo del debito e una diversificazione strategica internazionale.

 

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