Per investire in valute diverse dall’euro esistono diverse strada da seguire. La più immediata è comprare valuta estera in cambio di euro, ma bisogna considerare che le commissioni richieste dai Currency Exchange (presenti anche in aeroporti, stazioni ferroviarie e nelle grandi città metropolitane) sono molto alte e spesso le quotazioni non aggiornate con spread adeguati.
Anche la banca applica elevate commissioni sulla compravendita di valute estere. Il risparmiatore può, quindi, praticare altre soluzioni. Si può aprire un conto corrente in valuta estera oppure acquistare/vendere valute estere attraverso le piattaforme di Forex trading.
In questo caso si apre un conto corrente presso un broker autorizzato. Sfruttando l’effetto-leva si può investire su numerosi tassi di cambio per scommettere sulla rivalutazione o la svalutazione di una certa valuta nei confronti di un’altra.
Solitamente questa metodologia di investimento in valuta straniere è consigliata solo a un pubblico di risparmiatori evoluti oppure avvalendosi dei consigli di consulenti finanziari indipendenti esperti del settore.
Un altro modo per investire in valute estere è acquistare obbligazioni societarie o governative.
L’obiettivo è investire in bond emessi in valuta diversa dall’euro per sfruttare l’effetto-cambio e per garantirsi anche una cedola costante nel tempo. Si può anche puntare sull’acquisto di azioni estere, ad esempio svizzere, americane o britanniche.
Anche in questo caso il rendimento complessivo dipende anche dall’andamento del cambio.
La diversificazione valutaria viene consigliata da tutti i grandi money manager e consulenti finanziari.
In determinate fasi del mercato può essere una scelta tattica vincente, ma l’ideale è sempre destinare una piccola parte del proprio portafoglio cercando di non trasformare i propri obiettivi di investimento di medio-lungo periodo in scopi speculativi.
L’investimento in una valuta estera deve essere valutato in base a una serie di variabili economico-finanziarie, riguardanti l’area geografica di appartenenza: finanze pubbliche, andamento del pil, politica monetaria della banca centrale, tasso di interesse, rischi di inflazione e così via.
Quali sono le valute rifugio
Quando si parla di valute rifugio si fa riferimento a quelle monete che consentono agli investitori di avere una protezione del capitale nei periodi di maggiore turbolenza sui mercati finanziari.
Le valute rifugio sono chiamate anche safe heaven, ovvero un paradiso tranquillo dove allocare i propri capitali in attesa di tempi migliori sui mercati finanziari.
Le valute rifugio possono cambiare nel corso del tempo. La principale valuta rifugio è da sempre il franco svizzero (simbolo: CHF), che viene considerato un vero e proprio “bunker” per custodire i risparmi in periodi di turbolenze finanziarie.
La Svizzera ha un’economia ben diversificata, che tiene bene nei periodi di grave crisi economico-finanziaria globale. Il franco svizzero è da tempo sinonimo di sicurezza in campo finanziario, ma bisogna ricordare che da settembre 2011 la Banca Centrale svizzera ha fissato un floor sul tasso di cambio euro-franco a 1,20 per evitare ulteriori apprezzamenti della divisa elvetica, che potessero poi danneggiare l’export delle aziende svizzere.
Un’altra valuta rifugio è lo yen (simbolo: JPY), nonostante il Giappone sia tra i paesi più indebitati al mondo. Gli investitori investono nello yen nei periodi di crisi per due ragioni: il debito monstre del Giapone è per il 90% nelle mani dei giapponesi stessi, per cui è più difficile assistere ad attacchi speculativi sul debito del paese. E poi c’è l’effetto deleveraging.
Infattti, nei periodi di crisi gli investitori liquidano le posizioni più rischiose – come i carry trade in leva sullo yen (molto utilizzato per finanziarsi a basso costo) – generando improvvise accelerazioni al rialzo del cambio dello yen. E poi c’è il dollaro americano (simbolo: USD), che è la super potenza economica mondiale. Nonostante l’elevato livello di indebitamento della nazione, il dollaro Usa resta pur sempre la valuta più importante al mondo e quindi il porto sicuro nelle fasi di maggiore turbolenza sui mercati.
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