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Quanto sta accadendo intorno al titolo Monte dei Paschi di Siena – BMPS-MI (drammaticamente caduto su soglie che hanno condotto la sua capitalizzazione sotto i 2 miliardi di euro, e poi non in grado di consolidare i pur deboli rimbalzi tecnici), è una vicenda ben più complessa della semplice “crisi” di un istituto di credito. Ma cosa sta accadendo alla banca toscana? E come uscirne fuori?

Perché Mps sta andando male e quanto rischia veramente

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Difficile spiegare in poche parole perché Mps stia andando così male in Borsa, visto e considerato che la sua depressione è piuttosto ampia e remota nel tempo. La nuova ondata di crolli sembrano essere figlie delle ultime notizie relative alle indagini sui crediti in sofferenza delle banche europee da parte della BCE. Quanto basta per creare ulteriori ondate di panico nei confronti degli istituti di credito più deboli (e, in tale recinto, Mps può ben primeggiare). Tant’è che l’Eurotower, secondo fonti di stampa, avrebbe già contattato cinque diversi istituti bancari italiani (UniCredit, MPS, Carige, Banco Popolare, BPM) per informarli dell’intenzione di avviare nuove indagini sulla gestione dei “non performing loans”, ovvero le sofferenze bancarie che da qualche anno stanno rappresentando il principale spauracchio per investitori e creditori.

Quanto sopra è tuttavia solo una parte del mosaico che sta indebolendo le prestazioni borsistiche di Mps: congiunture non favorevoli, l’entrata in scena del nuovo meccanismo del bail-in e altre determinanti endogene ed esogene al comparto bancario, giocano un brutto ruolo sulla salute di Mps & co.

L’impressione è tuttavia che l’istituto toscano, e altre banche come lui, stia pagando eccessivamente lo scotto della diffidenza. “Le prime evidenze relative al 2015 confermano che l’attuale andamento del tutto anomalo del titolo Mps non ha alcun riscontro nei fondamentali della banca che anche nel corso dell’ultimo trimestre sono migliorati, confermando il trend evidenziato nei primi nove mesi dell’anno” – si è difeso poco fa l’amministratore delegato di Monte Paschi di Siena, Fabrizio Viola, aggiungendo che “i ricavi siano aumentati sia rispetto al terzo trimestre sia rispetto all’anno precedente, mentre i costi sono stati ulteriormente ridotti. Dal punto di vista patrimoniale e finanziario la dotazione di capitale della banca continua ad essere adeguata e comunque al di sopra delle soglie prescritte dalla Bce, mentre la situazione della liquidità a fine anno della banca è particolarmente positiva, su livelli mai raggiunti negli ultimi quattro anni dalla medesima”.

Simile l’atteggiamento del presidente della Fondazione Mps Marcello Clarich, che ricorda come “l’andamento del titolo di questi giorni non trova giustificazione oggettiva nei dati aziendali secondo i quali l’Istituto è stabile sotto l’aspetto economico e finanziario a seguito della piena attuazione del piano industriale, che ha già dato risultati positivi nei primi nove mesi del 2015. La Fondazione segue con attenzione e assoluta serenità le reazioni del mercato che non appaiono sempre e necessariamente razionali. La Fondazione Mps continua ad esprimere piena fiducia nell’operato del management di Banca Mps”.

Ma, difese d’ufficio a parte, quanto è probabile una definitiva crisi di Mps? Probabilmente, poco. Nel senso, almeno, che il default della banca è un’ipotesi remota, per quanto non da escludersi. Oggi i CDS attribuiscono all’istituto di credito senese una probabilità di default a un anno intorno al 5,5%: non certo una percentuale apparentemente preoccupante, ma comunque ben superiore a quanto attribuito ad alcuni dei principali istituti di credito bancari ed europei (Intesa Sanpaolo ha una probabilità di default intorno allo 0,10%).

Monte dei Paschi di Siena – BMPS-MI – Cosa potrebbe accadere

azioni-mps-carigeA questo punto, si può cercare di ipotizzare cosa potrebbe accadere alla banca. Le strade sono invero piuttosto numerose, e difficilmente formalizzabili allo stato attuale: dal bail-in alla fusione con altra banca italiana o europea, dalla fruizione della bad bank ad altre soluzioni “creative”, le opportunità non mancano di certo. Quel che è sicuro è che, considerata l’importanza di Mps per l’Italia e le ripercussioni su un suo possibile crac, verrà presumibilmente tentato di tutto per cercare il peggio.

Detto ciò, appare altresì chiaro come l’ipotesi “temuta” del bail-in non sia del tutto da escludersi, con Mps che diverrebbe la prima applicazione concreta della nuova normativa europea. In un simile scenario, a rischiare i propri soldi non sarebbero solamente gli azionisti o gli obbligazionisti, quanto anche i correntisti con depositi superiori a 100mila euro, per la sola parte che eccede tale soglia. Ad ogni modo, i correntisti rischiano tuttavia per la sola soglia sopra esposta e, soprattutto, solo dopo aver tirato in ballo azionisti e alcuni creditori, come gli obbligazionisti titolari di bond convertibili in azioni: il bail-in segue una logica di priorità gerarchica e, dunque, ad essere interessati sono per primi proprio i titolari di azioni e strumenti di capitale, seguiti dai titolari di obbligazioni subordinate, e quindi dai titolari di obbligazioni senior non garantite e dai titolari di depositi (per il solo importo eccedente i 100.000 euro).

È proprio la scala di “valori” di cui sopra ad aver influenzato il titolo negli ultimi giorni. Gli azionisti temono di perdere il capitale investito in società, ed hanno scatenato ondate di vendite che hanno trascinato in sensibile ribasso il prezzo del titolo.

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