L’incubo di ogni investitore è quello di sbagliare il momento in cui si sceglie di vendere un’azione. Soprattutto nel caso di investimenti di lungo periodo, non è raro trovarsi nella posizione di aver perso gran parte del profitto realizzato perchè non si è venduto al momento giusto. Le dinamiche della borsa e del trading di CFD sono spietate sotto questo punto di vista e non ammettono sconti. La determinazione del momento in cui si può pensare di vendere deriva da constatazioni proprie dell’investitore e del traders. Mancando una regola generale, è ovvio la responsabilità delle scelte sul timing sia tutta in capo a chi mette sul piatto il capitale.
L’assenza di regole non significa però che non sia possibile individuare dei criteri su quando vendere in Borsa. L’obiettivo di questa beve guida, quindi, è proprio quello di suggerire delle metodologie da seguire. Il discorso che faremo vale sia nel caso di acquisto dell’azione che nel caso di trading di CFD sull’azione.
Quando vendere in Borsa
Quando si decide di investire in azioni puntando sul lungo periodo si deve essere consapevoli che la posizione aperta va mantenuta indipendentemente da quello che può avvenire nel breve e brevissimo periodo. In poche parole, dopo aver inserito un titolo nel proprio portafoglio non lo si deve vende neppure se il giorno dopo la quotazione di quell’azione dovesse registrare un forte ribasso. Tenere la posizione è la prima regola da seguire per chi punta sul lungo termine.
A parole questo sembra facile ma nella realtà non lo è. Sia in Borsa che nel trading di CFD, azioni e sottostanti sono sottoposti ad una quantità enorme di sollecitazioni. Può accadere, nel corso di una giornata, che il valore dell’azione e del CFD vada a picco a causa di un rumors su un contratto perso. In una situazione simile il trader incasserebbe una forte perdita. Il rosso potrebbe poi proseguire anche nelle successive sedute fino a quando non arriva una ripartenza dovuta alla smentita dell’indiscrezione. Un trader debole di cuore, in questa situazione, potrebbe essere portato a vendere tutto. Un simile atteggiamento, in termini di strategia di Borsa, sarebbe un grave errore da evitare (leggi anche: Investire in Borsa senza fare errori: strategia vincente).
Quello che abbiamo fin qui detto non deve però portare a cadere nell’errore opposto. In altre parole non ci sono azioni e CFD che vanno detenuti in eterno in portafoglio. Sia in Borsa che nel trading gli assets prima o poi si vendono. Nulla è eterno, nè tantomeno l’eterno rende.
Da quello che abbiamo fin qui affermato è evidente che il segreto del successo in Borsa sta nella capacità di individuare un giusto tempo intermedio entro il quale vendere. Nei prossimi paragrafi passeremo in rassegna altrettante situazioni tipo in cui è consigliabile vendere azioni.
Primo caso in cui vendere azioni: aumento quotazione prima di un’operazione
Può accedere che prima del lancio di una importante operazione di acquisizione, il prezzo dell’azione detenuta subisca una forte accelerazione in avanti. Il boom delle vendite è ispirato proprio da una serie di indiscrezioni sull’operazione stessa che viene ritenuta praticamente certa dal mercato. Una variante a questo scenario è quella in cui l’acquisizione sia annunciata dalle stesse parti in causa e tutto sia quindi molto certo.
Una situazione di questo tipo si è verificata con Linkedin. Quando Microsoft annunciò l’acquisizione del noto social mettendo sul piatto un prezzo per azione pari al doppio della quotazione, tanti investitori decisero di sbarazzarsi dei titoli in loro possesso. Lo stesso avvenne sulle piattaforme di trading con molti traders che chiusero le rispettive posizioni. La mossa di investitori e traders fu azzeccatissima. Il titolo Linkedin, infatti, dopo l’offerta reale di Gates non avrebbe avuto più margini di crescita.
L’esempio di Linkedin suggerisce che, in caso di acquisizioni ad un prezzo molto alto, è meglio lasciar perdere le logiche di lungo periodo. Azione e CFD corrispondenti vanno vendute per evitare di ritrovarsi poi in perdita. Discorso semplice in caso di notizia vera basata su annuncio reale, meno semplice nel caso di indiscrezioni.
Secondo caso in cui vendere azioni: il cambio di scenario
Alla base della decisione di investire su un’azione ci sono sempre l’analisi tecnica e quella fondamentale. Tutti i traders professionisti invitano sempre ad appuntare su un foglio i motivi alla base della decisione di comprare quell’azione o quel CFD. Si tratta di stilare una sorta di promemoria da conservare gelosamente. Alcune piattaforme di trading consentono di prendere appunti sui grafici, altre no. Ad ogni modo è sempre indispensabile prendere questo appunto.
Facciamo un esempio. Può capire che si decida di aprire una posizione su un CFD legato ad una azione X perchè la quotata di riferimento ha presentato un certo piano industriale. Tale business plan è stato magari giudicato positivamente dagli analisti. E magari sul conto della nostra quotata sono arrivati anche una serie di buy. Tutti questi fattori hanno portata ad investire sull’azione X puntando sul lungo periodo.
Ad un certo punto, però, il piano industriale dell’azione subisce un aggiornamento. In pratica le premesse iniziali vengono meno. Cosa si deve fare in questa situazione?
Il consiglio che gli investitori professionisti danno è di non perdere tempo e procedere con una verifica. Laddove i motivi che portato a comprare queste azioni (o CFD) non ci siano più, allora è il caso di vendere. In una situazione come questa, l’investimento di lungo periodo va quindi in soffitta. A vincere è un cambio della contingenza.
Terzo caso in cui vendere azioni: arriva una notizia destabilizzante
Comprendere quando si verifica una situazione come quella che andiamo ad esporre non è affatto semplice. Tra i tre casi in cui è meglio vendere azioni e CFD, questa è quella più legata alla soggettività. Si tratta di uno scenario che per alcuni può avere determinate implicazioni, per altri può averne di altre.
Ricorriamo, come sempre, ad un esempio. Può capitare che l’azione o il CFD su cui si è deciso di investire improvvisamente schizzi in avanti o coli a picco a causa di una notizia di quelle pesanti. In teoria si potrebbe essere in una situazione come quella che abbiamo indicato nella premessa. In questo caso si dovrebbe resistere e non fare assolutamente nulla. Questa strategia è chiaramente giusta ma c’è una eccezione a questa regola. Se si ritiene che la notizia destabilizzante sia in grado di apportare delle modifiche alle previsioni future sull’assets, allora è meglio agire immediatamente.
Come nel caso 2, anche in questa situazione sarebbe necessario andare a guardare agli elementi che hanno portato all’inserimento di azione e CFD nel portafoglio. Se la notizia improvvisa è capace di cancellare quegli elementi, allora è il caso di vendere CFD o azione.
Quando vendere in Borsa: conclusioni
Se si sapesse con certezza quando vendere un’azione o un CFD, probabilmente non esisterebbero nè la borsa nè il trading. La determinazione del momento giusto è sempre caricata di un margine di rischio che l’analisi fondamentale e quella tecnica sono in grado di ridurre ma non di eliminare.
Quando vendere un’azione in Borsa o sulle piattaforme di trading CFD resta l’enigma più importante sopratutto per chi sceglie di investire sul lungo periodo. Nel breve periodo, infatti, la determinazione del momento giusto in cui vendere è molto più semplice. Limitandoci al solo trading di CFD, possiamo dire che solitamente chi sceglie durate brevissime lo faccia in ottiche prettamente speculative. Chi invece punta al lungo periodo si muovo solo dopo attenti studi e rigorose valutazioni.
Un tempo ci pensavano i consulenti ad indicare l’insorgere di problematiche che spingevano all’improvvisa vendita. Questo aiuto da parte dell’esperto della banca o della SGR non era gratuito ma lautamente pagato nella voce “spese di consulenza”.
L’avvento delle piattaforme di trading ha radicalmente cambiato questa prospettiva. Oggi è l’investitore stesso ad occuparsi in prima persona della gestione del suo capitale. Per questo motivo diventa più che mai essenziale riuscire a maturare la capacità di sapere quando vendere in Borsa.
L’individuazione del momento X richiede una freddezza che non è certamente da tutti. Già nell’elencazione delle tre ipotesi di scenario in cui è necessario vendere presto abbiamo lasciato un margine alla discrezionalità. In pratica non c’è nessuno che possa dire al trader che quella notizia ha cambiato lo scenario di fondo che si aveva al momento dell’acquisto dell’azione o del CFD e che ora è necessario sbarazzarsi dell’asset quanto prima. Tutta la responsabilità, quindi, resta in capo all’investitore e solo a lui.
Trading di CFD: investire nel breve o nel lungo periodo?
Poichè è impensabile che un principiante possa essere in grado di stabilire quando vendere un’azione, è ovvio che il discorso che abbiamo fatto vale soprattutto per gli esperti. Ma in Borsa e nel trading di CFD, esperti si diventa grazie alla pratica e allora è ovvio che, caso dopo caso, nel tempo si impari a fiutare quando è il caso di vendere un’azione detenuta in portafoglio.
Se non si ha dimestichezza con questo ragionamento allora è decisamente meglio volare su un piano più basso. Soprattutto se si sceglie di investire in Borsa attraverso il trading di CFD, la scelta migliore da fare è quella di puntare sul breve periodo. Si può pensare di iniziare con un profilo basso e poi di allungare il tutto lentamente. Una buona strategia di trading è quella di puntare su un investimento misto combinando breve e lungo termine in percentuali variabili.
Si tratta in pratica di creare tutte quelle situazioni che possono favorire l’apprendimento e far maturare l’esperienza del trader.
Conto demo trading: un valido aiuto
Un’ulteriore strumento di aiuto per cercare di imparare a capire quando è il momento di vendere nel trading è rappresentato dal conto demo. Oggi tutte le migliori piattaforme di trading online presentano una sorta di simulatore di borsa virtuale. Il conto demo trading è assolutamente free e non ha limiti di utilizzo. Questo significa che un trader alle prime armi può tranquillamente usare il conto demo per mesi e mesi senza passare mai al conto reale. Poichè il simulatore di borsa ripropone quelle che sono le dinamiche del trading reale, è ovvio che si possa approfittare di questa occasione per mettersi alla prova.
Concretamente si può pensare di investire in CFD sul lungo periodo e tenere aperte le posizioni su alcuni assets per intervalli di tempo non brevi. Può accadere che nel corso di questo periodo giungano le classiche notizie di rottura. Esse sono appunto una sorta di banco di prova. Il trader, infatti, sarà chiamato a decidere se vendere oppure mantenere la posizione. Un utile esercizio a costo zero perchè in caso di errore di valutazione non ci sarà alcun prezzo da pagare.
Per scegliere i migliori conti demo trading sui cui esercitare si può utilizzare la lista sottostante. Tra l’altro, in questo periodo, l’apertura di un conto demo è legata anche ad alcune offerte sotto forma di bonus. Essendo il simulatore di borsa gratuito, nessuno vieta che possano essere aperti più conti demo.
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