Cosa succederà il prossimo anno? Davvero scoppierà una nuova crisi economica nel 2019? In molti confermano queste previsioni, ma ci sono tanti invece che affermano che la ripresa economica è ormai alle porte. A chi dare retta?
In questa guida cercheremo di rispondere e capire se davvero ci sarà una nuova crisi economica o meno. Lo faremo riportando alcuni importanti consigli per i trader che vogliono investire con il mercato Forex al fine di fronteggiare l’eventuale recessione.
In questo giorni ci sono diversi atteggiamenti pessimisti che stanno dilagando i mercati. Nonostante un ciclo espansivo che dura da diversi anni, per certi versi anche molto forte soprattutto negli Stati Uniti, non vi sono forti segnali di ripresa.
Al contrario invece si segnalano forti preoccupazioni per una nuova crisi economica. I colossi del mondo della finanza affermano che non vi è nulla di preoccupante.
Ma sarà davvero questo l’atteggiamento da tenere?
Peraltro in Europa vi sono diverse atteggiamenti che fanno avvertire una forte repressione a partire dal prossimo anno.
Nonostante tutto non possiamo affermare se davvero ci sarà o meno una crisi economica e quella che sarà la sua portata. Peraltro molti affermano che non avrà le stesse dimensioni di quella registrata nel 2008.
Quello di cui siamo certi è che si possono fare solo delle congetture sulla base del diverso grado di ottimismo / pessimismo, le quali puntano verso una crisi economica vera e propria e verso un rallentamento della crescita economica globale.
Cercheremo anche di ipotizzare il movimento dei mercati e delle quotazioni di alcuni importanti beni e lo faremo proprio in relazione alle peggiori ipotesi.In pratica analizzeremo i motivi che potrebbero innescare o alimentare una nuova crisi economica nel 2019.
Infine cercheremo di comprendere quale sia l’impatto che la crisi economica 2019 potrebbe avere sul mercato Forex.
Crisi economica 2019: sarà possibile?
Certamente lo potrebbe essere. Non è un’ipotesi tanto remota anche se non possiamo dire se davvero avrà gli effetti devastanti di quella del 2008.
I primi segnali sono arrivati in questo mese (dicembre 2018) e sono anche tanti. Essi vengono da ogni parte del mondo e non possono essere ignorati.
Vi è un fatto molto importante; l’economia reale, soprattutto quella legata al ramo industriale, sta facendo registrare i primissimi rallentamenti. Questo avviene dopo 4 anni di ciclo economico espansivo. Una ricaduta è più che plausibile!
I dati dell’economia reale cinese non sono peraltro confortanti; la loro produzione industriale e il PIL si attesta intorno al 6% quando solo nel 2010 era del 10%.
Per quanto riguarda invece il vecchio continente si devono evidenziare altri segnali; questi sono molto più forti. Infatti ci sono i primi trimestri negativi capeggiati da Germania e Italia, con l’indici PMI che crollano e i tassi di disoccupazione (che nella migliore delle ipotesi) rimangono stabili anche se a livelli altissimi.
A questo si aggiunge poi il disordine politico, come anche il timore per la sostenibilità dei debiti pubblici e tante altre vicende che interessano tutti i paesi occidentali.
La vera speranza è che questo particolare fenomeno sia solo un piccolo rallentamento, un incidente di percorso e non come molti credono e temono sia il preludio di una nuova grave recessione.
Ci sono poi delle considerazioni da fare.
Un elemento importantissimo che alimenta questa possibile ipotesi di recesso economico, riguarda alcuni importanti fenomeni che si rilevano già in questo mese di Dicembre 2018 e che si intensificheranno durante tutto il prossimo anno.
Guerra commerciale
Il primo elemento da considerare è la guerra commerciale tra Cina e Stati Uniti; essa anche se tra alti e bassi, tra tentativi (pallidi) di riconciliazione e vere e proprie offensive, stanno mettendo in ginocchio i due paesi.
Anche se (almeno per il momento) le iniziative prese al fine di scongiurare una crisi di questo livello, non sono tantissime, stanno già influenzando il mercato globale. Infatti le scelte politiche si riversano sulle scelte economiche e come tale compromettendo il commercio. Soprattutto rendendo asfittica l’aria di chi, come l’Europa, vive di domanda esterna.
Il 2019 potrebbe essere l’anno in cui si assiste a delle fasi importanti della guerra commerciale. Certamente non potranno non essere risolte a livello diplomatico. I dazi in un’economia ultra-capitalista e iper-connessa come quella odierna, fanno male a tutti, sia per coloro che li emettono sia anche per coloro che li subiscono.
Rallentamento degli Stati Uniti
Altro fattore importante da prendere in considerazione quando parliamo di crisi economiche è il rallentamento della produzione americana.
Come già detto in precedenza, gli Stati Uniti vengono da un ciclo economico ultra espansivo. Essi hanno addirittura avuta un’accelerata nel 2018. I ritmi registrati sono stati paragonati a quello di un paese emergente.
Pesano in questo paese le statistiche che si chiedono come e per quanto tempo ancora potrà durare un tasso di crescita del 3% a trimestre. Molti sono gli analisti che credono fortemente che questo sia un periodo breve e come tale non potrà durare a lungo. Dello stesso parere sono gli storici che confermano quanto appena detto.
Se già l’economia dell’Europa fatica con un partner commerciale così sugli scudi, cosa avverrebbe se per questo giungerà un rallentamento? Molto influente è la guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina che si potrebbe protrarre per lungo tempo, ancora fino a che, entrambi gli stati non comprendono che a farsi male saranno entrambe.
Rallentamento della Cina
Lo abbiamo accennato parlando della guerra commerciale. La Cina cresce meno del previsto e questo lo si deve al fatto stesso che è stretta tra due fuochi.
IL primo, quello prevedibile, domabile (se da solo), legato alla trasformazione da un’economia a trazione export a una economia più moderna che invece si basa principalmente sui consumi interni. È evidente che si tratta di transazioni che hanno dei costi nel medio periodo, soprattutto in termini di produzione industriale e di PIL (in decelerazione di almeno due punti percentuali).
Il secondo fuoco invece giunge dall’esterno, ovvero dalla citata guerra commerciale e dalle dinamiche delle materie prime. Il colosso asiatico delle materie prime è affascinato da sempre e cerca di metterci le mani sopra.
Politiche monetaria restrittive
Dottrina vuole che durante un periodo di crisi economica si renda necessaria una politica monetaria espansiva.
Questo è stato realizzato sia dalla BCE sia dalla FED negli Stati Uniti a partire 2008. In molti ricordano il programma di Quantitative Easing, realizzata quasi da subito nel Regno Unito e nel Giappone.
Anche l’Europa, apparentemente chiusa da uno statuto iper-immobilista della BCE e dai niet della Germania, ha messo in atto un programma QE che dovrebbe terminare il 31 dicembre 2018. Molti affermano che a livello globale ci sono stati degli abusi dei tassi di interesse (molto bassi) e di Quantitative Easing.
La domanda che ci si pone oggi e:
I diversi paesi potranno rispondere mai alle difficoltà economiche con una nuova politica monetaria espansiva?
Purtroppo non è semplice dare una risposta considerando anche i diversi livelli economici dei paesi. Per altro si protende per il no.
Troppo recente l’ultimo ciclo di espansività per ripeterne un altro a stretto giro! Un aumento dei tassi però, in un periodo di economie stabili che non crescono, priverebbe le economie di un’arma fondamentale e peggiorerebbe la crisi incipiente.
Disuguaglianza e disordini politici
Molti affermano che la globalizzazione crea delle disuguaglianze all’interno dei singoli stati. Possiamo dire lo stesso della crisi economica? Certamente sì!
Peraltro analizzando tutti gli aspetti economici dal 2008 fino ad oggi possiamo affermare con certezza che non è stato recuperato nemmeno una piccola parte del divario creato con la grande recessione del 2008. Molti sono stati gli effetti anche sotto l’aspetto economico-sociale, e molti di più lo saranno con una nuova crisi.
Un aumento della disuguaglianza potrebbe portare ancora una volta ad un aumento dei disordini interni con rivolte di popolo e instabilità politica. Alcuni di questi li abbiamo visti in Francia a inizio dicembre e molti affermano peraltro che si tratta solo dell’inizio.
Non si tratta che di una cattiva notizia per tutti, sia per il corpo economico sia anche per gli investitori, che nell’incertezza mediamente si bloccano.
Crisi economica e Forex: Come reagire?
L’esempio parte proprio dall’analisi della crisi economica del 2008. Questo lascia intendere che non sarà possibile prevedere se e quando, ma soprattutto in che misura, il mondo vivrà un nuovo periodo di crisi economia.
Ancor più difficile potrebbe essere intuire l’impatto che l’eventuale recessione avrà sul mercato Forex. Al massimo possiamo dare solo qualche spunto di riflessione analizzando brevemente quelli che sono stati gli effetti della crisi economica 2008 la quale ha generato problemi sul mercato valutario, nell’ipotesi che la storia si ripeta (abbastanza fedelmente).
Exploit delle valute rifugio
Questa è una delle leggi dell’economia. Nel momento in cui il panorama si fa incerto, ovvero quando i mercati crollano e le economia si riducono, molti governo vacillano. Per tale motivo gli investitori si fiondano sui beni rifugio.
Dal punto di vista valutario, escludendo il dollaro e l’euro (considerandoli come l’epicentro della crisi), la valuta che farà da rifugio sarà solo il franco svizzero.
Durante la scorsa crisi abbiamo visto le sue quotazioni salire vertiginosamente. Infatti il periodo fine 2008-secondo trimestre 2011 il franco svizzero ha fatto registrare un apprezzamento di circa il 20% sul dollaro e addirittura del 45% sull’euro.
Potremmo rivedere le stesse dinamiche nel 2019? Certamente sì se davvero scoppiasse una nuova crisi economica.
Guerra delle valute
Si tratta di un fenomeno scoppiato nella seconda parte della crisi del 2018 che potrebbe essere considerata meno intensa a livello globale, ma certamente molto più estesa.
Nel periodo a cavallo tra gli anni 2012 e 2014, le economie hanno cercato un disperato sollievo nella domanda esterna. Lo hanno fatto puntando alle esportazioni.
Al fine di facilitare le esportazioni nell’immediato esiste uno strumento: la svalutazione della propria moneta.
Il problema è adesso un altro… se l’idea della svalutazione viene in mente a tutti, potrebbe scatenarsi una guerra al ribasso? Certamente sì ma questo potrebbe avvenire solo in casi eccezionali. Inoltre si cerca sempre di evitare questi eventi.
Potrebbe dunque accadere ancora una volta parlando di crisi economica del 2019?
Imprevedibilità generalizzata
Questo è atteggiamento strettamente connesso al fenomeno precedente. Se le economie spingono verso le svalutazioni potrebbe accadere che il prezzo (in parte) non è più determinato dagli scambi, ma dalle iniziative dei policy maker (o dalla loro forza nel concretizzarle).
Questo atteggiamento evidentemente compromette in maniera significativa se non la prevedibilità del mercato, almeno la tendenza a essere letto più o meno efficacemente.
Questo è un fenomeno che si è registrato nel triennio 2009-2012 e potrebbe ancora una volta verificarsi a partire dal 2019.
Speculazioni e regolamentazioni
Dal 2008 in poi, da quando il mondo è precipitato nella peggiore crisi economia dal dopoguerra, molte sono state le strategie salite alla ribalte. Allo stesso tempo tantissimi sono stati i metodi d’investimento a carattere speculativo. Questi sono stati realizzati da pochi a vantaggio di molti.
Si tratta di un processo e di alcune dinamiche importanti che hanno coinvolto soprattutto il mercato Forex, oggetto di una progressiva stretta sulle normativa e che ancora oggi continua.
Potrebbe verificarsi anche durante il periodo della nuova crisi economica e che potrebbe però riguardare un altro tipo di asset, da alcuni considerato come bene rifugio, mentre da altri decisamente no, ossia le criptovalute.
Crisi economica e mercato Forex: quali sono le possibili opportunità da sfruttare?
Supponiamo che:
- La crisi economica scoppia davvero (a voler essere pessimisti è più di una sensazione);
- Le valute si comportino più o meno come nell’ultima crisi;
Come si deve comportare il piccolo trader retail per difendersi? Cosa dovrebbe fare per sopravvivere?
Certamente sono delle domande a cui non è facile rispondere ma cercheremo di farlo analizzando alcuni importanti elementi.
Sensibilità all’analisi fondamentale
Nel momento in cui il mercato si trova in un momento caratterizzato dalla crisi, esso deve essere in grado di far fronte all’influenza del policy maker definito come un gigante esterno, che va oltre la dinamica degli scambi.
I governi e le banche centrali interverranno in questo senso in maniera pesante facendo di tutto per salvare l’economia. In questo caso, più che parlare di analisi tecnica (che rimane importantissima) si dovrebbe parlare di analisi fondamentale.
La verità è invece che in condizioni di recessione le coppie di valute, ma in generale tutti gli asset, diventano iper-sensibili ai market mover che provengono dall’esterno.
Molto importante è stato anche l’atteggiamento del presidente della BCE Mario Draghi, capace di salvare un’intera area monetaria come anche la sua valuta, con una semplice frase: whatever it takes.
Volatilità elevatissima
Essendo le valute influenzabili non solo dagli scambi, ma anche dall’economia reale e dalla politica, i mercati valutari rischiano di diventare molto presto volatili.
È sufficiente guardare ai grafici del 2008-2015 per rendersene conto.
Giusto per farsi un’idea l’euro dollaro è passato da una iniziale (e leggero) apprezzamento dell’euro, è proseguito con un apprezzamento dello stesso euro. Questo lo si deve al Quantitative Easing della BCE ad un radicale crollo della moneta unica.
Per giunta si potrebbe trattare di un percorso accompagnato da picchi al rialzo e al ribasso, come anche dalla rottura multipla di supporti e di resistenze. Si tratta di un caos molto ampio.
Ebbene anche se volete sopravvivere come Forex trader, una eventuale crisi deve farvi riflettere e quindi mettervi in condizioni di poter agire nei confronti di una volatilità maggiore di quella che si stanno sperimentando adesso.
Un metodo per salvare il capitale?
Infine è possibile considerare, almeno durante la fase più dura dell’eventuale prossima crisi, che il mercato Forex e il trading Forex non è solo un metodo atto a speculare e guadagnare, ma anche un metodo ottimo per salvaguardare il proprio capitale, soprattutto se avete interessi all’estero.
Il Forex è nato in origine (quando ancora i broker non si erano rivolti alla massa), come mercato valutario adatto quasi esclusivamente alle multinazionali che cercavano di proteggersi dal rischio di cambio.
Nel caso in cui non si riesca a cavalcare l’onda, piuttosto che compiere delle scelte azzardate con la speranza di spuntarla, meglio adottare un approccio più prudente e conservativo.
Meglio optare per un atteggiamento quasi esclusivamente dedito alla conservazione del capitale. Si potrebbe optare anche per un’alternativa, ovvero attendere che il mercato si calmi e non effettuare alcuna operazione di trading.
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