L’acquisto da parte di Nvidia di una quota da 5 miliardi di dollari in Intel non è un buon investimento. Non si tratta di un giudizio diretto su Intel. È perfettamente possibile che le azioni del produttore di chip statunitense, attualmente pari a circa la metà del loro valore massimo, possano avere performance eccellenti nei prossimi anni. Ma le aziende quotate che acquistano piccole partecipazioni l’una nell’altra usano quasi sempre in modo poco efficiente il capitale degli azionisti.
Le società che investono nei loro pari non fanno altro che qualcosa che gli stessi azionisti potrebbero fare da soli. Nvidia ha acquistato azioni a un prezzo leggermente inferiore a quello di mercato. Non ha ottenuto vantaggi particolari per il suo investimento: niente posti nel consiglio di amministrazione, nessun diritto di voto speciale. La sua quota del 4 per cento sarà troppo piccola per impedire un’eventuale acquisizione di Intel da parte di un altro soggetto, qualora si presentasse l’occasione.
La cosa migliore che si può dire di questo investimento, accompagnato da una promessa di collaborazione nella produzione di chip, è che è così piccolo da risultare irrilevante per gli azionisti Nvidia. L’azienda, che produce i chip di riferimento per il boom dell’intelligenza artificiale, aveva circa 57 miliardi di dollari in contanti e titoli facilmente liquidabili nel bilancio di fine luglio. Le sue esigenze di investimento sono minime: l’anno scorso le spese in conto capitale sono state appena 3,4 miliardi di dollari. E naturalmente, a fronte di una capitalizzazione di mercato di 4.300 miliardi di dollari, questa cifra appare una sciocchezza.
È vero, i gesti contano. L’importanza del simbolismo spiega perché l’amministratore delegato di Nvidia, Jensen Huang, abbia fatto questo passo: dimostrare che Nvidia e Intel sono allineate. Poiché l’operazione segue anche l’investimento del governo statunitense in Intel, si tratta di un segnale di vicinanza ai vertici politici. E non è l’unico caso di utilizzo del denaro degli azionisti per mandare un messaggio: Goldman Sachs ha annunciato l’acquisto di 1 miliardo di dollari di azioni della società di gestione T Rowe Price per rafforzare la nuova partnership.
Ciò che desta più preoccupazione è che l’operazione si inserisce perfettamente nello spirito finanziario del momento, caratterizzato da spese crescenti e poco critiche. Le grandi aziende tecnologiche stanno destinando quote sempre più elevate agli investimenti, con poca resistenza da parte degli investitori. Secondo S&P Capital IQ, cinque giganti – Alphabet, Amazon, Meta, Microsoft e Oracle, arriveranno a spendere 500 miliardi di dollari l’anno in conto capitale entro il 2028.
Huang può sentirsi giustificato dalla reazione positiva del mercato: il titolo Intel è salito in seguito alla notizia della partnership con Nvidia, generando già un guadagno virtuale del 29 per cento. Ma c’è una differenza tra entusiasmo e vera creazione di valore. In tempi di crescita, gli investitori tollerano scelte anche avventate; in una fase di crisi, però, vorranno amministratori capaci di gestire ogni centesimo con prudenza.
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