Durante i primi nove mesi dell’esercizio in corso, Enel ha notevolmente risentito di un netto aumento dei costi non accompagnato da un uguale incremento dei ricavi. Per tale motivo il periodo compreso tra gennaio e settembre 2012 è stato archiviato con un risultato netto pari a 2.808 milioni di euro, ossia in calo del 19,6% rispetto ai 3.492 milioni dei primi nove mesi del 2011. Nel periodo in esame l’ebitda ha segnato una flessione del 3,9% a 12,761 miliardi di euro, mentre l’ebit è calato del 9% a 8,2 miliardi.
Sul calo dell’utile, come anticipato, hanno influito costi per 4,9 miliardi (+11%), superiori quindi alla crescita dei ricavi, che hanno invece segnato un incremento del 7,7% a 61.899 milioni riconducibile in larga parte ai maggiori ricavi da vendita e trasporto di energia elettrica, da vendita di combustibili per trading e da vendita di gas ai clienti finali. A tutto questo bisogna poi aggiungere una riduzione dei margini di generazione in Italia e la variazione di perimetro dovuta alle cessioni.
Se si considera solo terzo trimestre, invece, il risultato netto del gruppo è salito del 5% a 987 milioni di euro rispetto ai 940 milioni di euro del terzo trimestre del 2011. Al 30 settembre 2012 l’indebitamento finanziario netto è salito del 4,1% a 46.456 milioni di euro, un incremento causato soprattutto dalla Robin Hood Tax e dalle altre imposte correnti, dal pagamento dei dividendi e degli oneri finanziari connessi al debito.
Contestualmente alla pubblicazione dei risultati realizzati nel corso dei primi nove mesi dell’anno, Enel ha confermato i target 2012, ossia un indebitamento a 43 miliardi e un ebitda di almeno 16,5 miliardi di euro, soprattutto grazie al trend positivo di crescita dei mercati dell’Est Europa, della Russia e soprattutto dell’America Latina, alla diversificazione geografica e tecnologica, ai programmi di efficienza operativa già avviati e all’ottimizzazione degli investimenti.
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