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La pioggia di vendite che si è abbattuta sui titoli tech americani all’indomani della pubblicazione dei conti trimestrali ha fatto molto rumore. Reazione più che comprensibile visto che il mese di ottobre è stato un vero e proprio bagno di sangue per quello che appena un anno fa erano considerate le magnifiche FAAMG (acronimo di Facebook Meta, Amazon, Apple, Microsoft e Google Alphabet). Basta un dato per avere percezione delle dimensioni della crisi del settore: nel solo ultimo mese la market cap delle FAAMG nel suo insieme ha perso qualcosa come 3000 miliardi di dollari.

Dinanzi ad un crollo di codeste dimensioni, diventa inevitabile maturare un certo pessimismo che spesso tende ad andare anche oltre rispetto a quelle che sono le dimensioni reali del problema. Non deve quindi stupire se molti analisti abbiamo iniziato a sollevare dubbi sull’opportunità di parlare di big tech in un contesto in cui il livello di capitalizzazione del settore va in picchiata.

Stesso discorso per l’acronimo FAAMG che, nonostante le tante modifiche per meglio rispecchiare la situazione in atto (ad esempio ad inizio anno Netflix venne esclusa a causa del crollo delle sue quotazioni) tende a non avere più in significato preciso. Insomma è inutile stare a parlare di fenomeni e miracoli (era questa l’intenzione che sottendeva l’uso dell’acronimo FAAMG) se poi di fenomeno non c’è assolutamente nulla.

La questione assume una portata ancora più ampia se si considera l’impatto che il crollo delle big tech ha avuto su tutto il settore dei tecnologici. Poichè il comparto per anni è stato identificato con le FAAMG, non deve stupire se qualcuno è addirittura arrivato a mettere in dubbio l’opportunità di investire sui titoli tecnologici.

Ma le cose stanno davvero in questo modo? Il settore tech nel suo insieme è veramente arrivato al capolinea? Come abbiamo anticipato all’inizio dell’articolo, il rischio di essere travolti dal pessimismo e quindi maturare un giudizio peggiore di quello che realmente dovrebbe essere, è molto alto.

Vero è che tutto sembra andare male ma ci sono alcuni elementi che, nonostante un contesto fortemente avverso, possono sostenere la tecnologia. Anticipiamo già che si tratta di fattori di lungo termine che si adattano ad investimenti con orizzonte temporale non breve. Sicuramente chi ha un approccio speculativo al mondo della finanza non è quindi interessato a queste argomentazioni.

Andamento azioni FAAMG nel 2022: dati preoccupanti

comparto tech

Il mese di ottobre è stato un disastro per le big tech di Wall Street. In realtà, però, nel mese scorso sono semplicemente venuti al pettine i nodi che si erano accumulati in tutto il periodo precedente. In poche parole a ottobre le azioni tech hanno semplicemente raccolto quanto seminato da inizio anno.

Lasciando il caso specifico di Netflix, il peggior titolo tecnologico è sicuramente Meta. L’ex Facebook, proprio a seguito della pubblicazione dei conti trimestrali, è ufficialmente transitata dalla crisi finanziaria alla crisi reale di cui si è avuto percezione con l’annuncio del maxi piano di licenziamenti. Proprio da Meta iniziamo questa rapida carrellata sui numeri della crisi dei titoli tecnologici:

Azioni Meta

Dall’inizio dell’anno ad oggi, i prezzi delle azioni Meta hanno registrato un ribasso del 70 per cento tanto da tornare sui livelli del 2015. Una simile flessione non può che spingere a considerare la possibilità di comprare a sconto. Teoricamente la strategia di acquistare sui minimi è sempre valida. Praticamente si tratta di capire se Meta presenta prospettive di rialzo oppure se la situazione è destinata a restare incerta ancora a lungo.

Per rispondere a questi interrogativi è necessario inquadrare quelle che sono le direttrici di sviluppo della quotata. Dopo la pubblicazione dell’ultima trimestrale, sono finiti sotto accusa tutti i piani strategici sul metaverso decisi da Zuckerberg. Gli investitori hanno lanciato un messaggio molto chiaro: troppo centralità e troppi soldi sul metaverso, occorre cambiare anche perchè mentre Meta sbatte e risbatte la testa sul metaverso, concorrenti come TikTik, fedeli ad una strategia focalizzata sul social, conquistano ampie quote di mercato.

Il messaggio del mercato è stato molto chiaro ma Zuckerberg sembrerebbe non volerlo cogliere. L’inventore di Facebook rischia di essere anche il suo becchino?

Azioni Amazon

Da inizio anno ad oggi il prezzo delle azioni Amazon si è abbassato del 30 per cento. Anche nel caso del colosso e-commerce la pubblicazione dei conti dell’ultimo trimestre è stata un dramma avendo dato luogo ad un calo di ben il 20 per cento. Purtroppo anche in casa Amazon si sta iniziano a parlare di un ribilanciamento degli investimenti per affrontare al meglio le sfide di un futuro che è diventato incerto.

Azioni Alphabet (Google)

La consapevolezza che il 2023 sarà un anno di recessione inizia a presentare il conto ai colossi tech nel cui core business spicca il peso dell’advertising. Alphabet, la casa madre di Google, rientra proprio in questo gruppo. La quotata ha chiuso il trimestre con ricavi pari a 69,09 miliardi di dollari contro i 65,12 miliardi messi a segno nello stesso periodo del 2021. La contrazione è evidentissima. A non essere andati giù agli investitori sono i dati di YouTube (crescita inferiore alle attese per quella che doveva essere la fortezza di Google). C’è però un problema nel problema: ultimamente i dipendenti di Google sono cresciuti del 25 per cento e più dipendenti significa più costi da sostenere (non proprio il massimo in una fase di recessione).

Azioni Microsoft

Apparentemente la posizione di Microsoft è la meno peggio tra quelle dei colossi tech. Tuttavia anche il colosso di Bill Gates non può stare tranquillo. La trimestrale è stata migliore delle attese della vigilia ma questo dato può trarre in inganno. La crescita del fatturato viene giudicata lenta dal mercato e questo è un problema. C’è da dire che il management di Microsoft sembra aver fiutato bene quali saranno le tendenze del futuro. Puntando sui servizi cloud e sul gaming, Microsoft punta a restare sempre protagonista.

Perchè investire sul settore tech oggi

Negli ultimi anni, le azioni del settore tecnologico hanno registrato una forte crescita. I grafici storici sull’andamento delle azioni Amazon, Meta (giusto per fare alcuni esempi) sono la e testimonianza vivente del boom dei titoli tech. Secondo molti analisti proprio il forte rialzo delle quotazioni delle big tech ha attratto tantissimi nuovi investitori soprattutto tra i giovanissimi. Si è quindi creato una sorta di circolo vizioso. Nuovi investitori molto giovani hanno iniziato ad operare sulle azioni tech e i prezzi di queste ultime sono cresciuti ancora di più. Ecco è stato proprio in questo contesto che è iniziata la leggenda dei titoli FAAMG.

L’attuale crollo ha causato una fuga dei nuovi arrivati e determinato un fortissimo scoraggiamento in chi era alle prime armi. Eppure, le ragioni per investire sul settore tecnologico oggi non mancano. Gli analisti di Goldman Sachs hanno individuato almeno 4 buone ragioni per tenere d’occhio il comparto big tech:

  • Nel trading ogni correzione rappresenta sempre un’occasione di ingresso. In questo caso si tratterebbe di entrare su titoli, come quelli tech, che possono vantare fondamentali solidi
  • Il settore tech presenta un rapporto rischio-rendimento decisamente migliore rispetto a quello di 18 mesi fa.
  • Quello della tecnologia può essere ritenuto un trend secolare che è presente oggi e sarà presente domani. Non si può più pensare ad un futuro senza tecnologia (quindi non approcciarsi al settore come moda passeggera che ha avito il suo boom e ora ha il suo declino)
  • I titoli del settore tech hanno attraversato una fase di euforia seguita da un momento di pessimismo. Tutto questo si è verificato in un lasso di tempo breve.

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