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Come tutti ben sanno, in questi primi mesi del 2016, l’economia cinese ha vacillato pericolosamente, rallentando rispetto al passato. Il colosso cinese infatti è semrpe stato visto con molta attenzione da parte degli investitori stranieri, poiché negli ultimi decenni è stata un’economia sempre in forte crescita. Sono molti i capitali che sono stati investiti in territorio cinese, per non parlare delle industrie e multinazionali di tutto il mondo che hanno deciso di aprire le proprie sedi produttive in Cina (anche per motivi di bilancio). Ecco perché l’attenzione riservata ad un possibile collasso dell’economia cinese ha avuto molto risalto in questo periodo. Eppure, dopo alcune settimane in cui gli occhi del mondo erano rivolti verso il rischio di questo collasso economico, che avrebbe avuto conseguenze a livello mondiale, la situazione oggigiorno sembra essere cambiata.

Secondo un articolo apparso su CNBC infatti, gli investitori sembrano non curarsi più di tanto riguardo le notizie economiche e finanziarie negative che provengono dalla Cina. Infatti, in questo periodo l’impatto delle notizie riguardanti l’andamento dell’economia cinese sembra aver perso mordente. Un potenziale collasso dell’economia cinese quindi non fa più paura agli investitori? La scorsa settimana sono infatti arrivati altri dati negativi dal fronte cinese, dati che mostrano che la produttività delle fabbriche cinesi per il mese di Febbraio è sceso toccando un minimo che non si raggiugneva da Novembre 2011. Insomma, un bel passo indietro per l’economia cinese. Eppura, una notizia del genere non si è tramutata in una maggiore volatilità dei mercati azionari o in angoscia per gli investitori. Anzi, i mercati USA hanno avuto anche una fase di rilazo subito dopo tale notizia.

I mercati sono immuni all’ipotesi di un collasso dell’economia cinese?

L’unica certezza che si può avere in questi casi è che l’interesse degli investitori si sta lentamente spostando. Dopotutto, dopo la notizia della Banca Popolare Cinese di un taglio al RRR, così come il discorso del governatore della PBC durante il G20 di Shangai, il timore di una ulteriore svalutazione dello Yen sembra per ora essersi allontanato definitivamente. Lo stesso segretario del Tesoro Americano ha commentato il tutto, affermando che il rischio di una svalutazione in Cina si è notevolmente ridotto. Ciò allontenerebbe le possibilità di un collasso dell’economia cinese, che avrebbe conseguenze molto gravi anche per le restanti economie mondiali.

borsa italiana

Un cambiamneto di sentiment è quindi avvenuto negli investitori, specie quelli americani. Lo scorso anno, nel 2015, quando vi è stato il primo forte rallentamento dell’economia cinese anche i mercati americani hanno sofferto molto tale notizia. Quest’anno invece, seppur vi è stato un altro rallentamento ad inizio 2016, i mercati azionari USA non sono diventati tanto volatilità e ansiosi quanto quelli cinesi, registrando solamente un calo generale pari allo 0.6%. Una reazione quindi molto moderata rispetto al passato, mostrando che l’economia USA sta puntando ad ottenere una nuova sicurezza finanziaria, lontano possibilmente dall’economia cinese. Anche se l’economia cinese rimane sempre una osservata speciale da parte della Federal Reserve americana, come lo stesso Presidente della FED ha affermato, bisogna sempre controllare un economia importante come quella cinese, il cui rallentamento può influenzare il buon andamento dell’economia americana (più minacciata da eventi esterni al paese che interni).

Molti investitori preferiscono invece andarci con i piedi di piombo in questo caso, analizzando la situazione per quello che è. Una parte di investitori infatti,  si chiede quanto potrà durare la politica monetaria di Pechino, messa in atto per sventare un collasso dell’economia cinese. Il tutto è dovuto ai dati macro economici riguardanti lo stato di salute dell’economia cinese, che continuano ad essere sempre negativi e mai positivi. Se l’economia cinese non dovesse avere una svolta entro la fine dell’anno, gli investitori potrebbero perdere fiducia nella banca centrale cinese, la quale potrebbe essere costretta a svalutare lo yen.

Altri investitori invece, credono fortemente che una svalutazione dello yen sia un passo necessario da fare per il colosso cinese. Gli analisti monetari di Wall Street, per esempio, ritengono che entro la fine dell’anno lo yen subirà una svalutazione pari al 7% del suo corrente valore. Tale svalutazione però avverrà in maniera graduale e lenta, non quindi una svalutazione one-off come quella avvenuta ad Agosto 2015. Molta attenzione viene dedicata alle prossime settimane, quando la Banca Centrale Cinese dovrà tra le altre cose approvvare anche il piano quinquennale della Cina per il 2016-2020. Non solo, vi è anche il National People’s Congress in Cina, un fine settimana dove alti funzionari del governo cinese andranno a discutere proprio leggi, regolamenti e politiche cinesi, anche in ambito economico.

Insomma, uno scenario relativo al colasso dell’economia cinese sembra ancora lontano, anche perché il governo cinese sta provando in tutti i modi possibili a risollverare l’economia cinese. Nei prossimi mesi bisognerà vedere se i suoi sforzi verranno ripagati o meno, e come ovviamente i mercati finnziari reagiranno ai risultati. Perché se si continuerà a non raccogliere dei frutti, è scontato che prima o poi la banca centrale cinese dovrò per forza di cose andare a svalutare lo yen. Unico modo possibile per cercare di dare una forte spinta all’economia cinese. Guarda caso, Oliver Barron, capo del Dipartimento di Ricerca NSBO, ha affermato che i mercati di tutto il mondo sono proprio in attesa delle modifiche alle leggi sui titoli della Cina per quanto riguarda la regolamentazione dell’offerta pubblica iniziale.

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