Tra i vari tipi di bond, ad essere molto apprezzate sono le obbligazioni convertendo o prestiti obbligazionari convertibili. Questa categoria di bond finisce periodicamente sulle pagine dei giornali economici grazie al “prestigio” delle società quotate che gli emettono. Negli ultimi anni ad emettere bond convertendo sono state Fiat Chrysler Automobiles, BPM e Telecom Italia.
Visto l’estremo interesse attorno all’argomento bond convertendo, ho deciso di stilare questa guida operativa. Nel post troverai anzitutto una definizione di prestito obbligazionario convertendo e quindi una spiegazione su come funzionano i bond convertibili. Per finire, nell’ultimo paragrafo del post, esaminerò tre casi di obbligazioni di questo tipo emesse in passato da grandi aziende italiane e quindi il covertendo FCA, il convertendo BPM e il convertendo Telecom Italia.
Bond convertendo cosa sono
Quando si tratta di dare definizioni in ambito obbligazionario non è mai semplice visto e considerato i bond sono spesso molto simili tra loro. E’ quindi logico chiedersi cosa significa convertendo. Proprio questa sarà la domanda alla quale darò una risposta in questa prima parte della guida.
Una delle caratteristiche fondamentali delle obbligazioni convertendo è la facoltà data a chi eroga il bond di chiedere delle somme che in una fase successiva saranno poi restituite all’azionista sotto forma di dividendi societari.
Chi compra un bond convertendo prende quindi in carico un pezzo del debito della società e di conseguenza non solo diventa un investitore (nel caso specifico un obbligazionista) ma addirittura diviene un creditore dell’azienda emittente.
E’ appunto questa la caratteristica essenziale dei bond convertendo.
Le obbligazioni convertendo sono dette in questo modo perchè sono a conversione obbligatoria, cioè devono necessariamente diventare delle azioni, al contrario dei Bond convertibili. Questi ultimi infatti, se si vuole,. possono essere convertiti ma non sta scritto da nessuna parte che questo debba avvenire in quanto possono anche restare sotto forma di Bond e non essere trasformati in obbligazioni. I bond Convertendo, invece, per definizione, sono da convertire.
Il bond convertendo può essere contratto da una persona fisica o giuridica, che ha in capo un diritto di riscossione su un altro soggetto. Viceversa il soggetto debitore, che poi altro non è chi emette il convertendo, può essere solo un’azienda come le citate FCA, BPM eccetera.
Bond convertendo come funzionano
Chiarito cosa sono i bond convertendo e in casa differiscono dalle obbligazioni convertibili, posso ora passare ad esaminare il meccanismo di funzionamento.
La domanda alla base di questo paragrafo della guida sarà quindi come funzionano i bond convertendo.
Il meccanismo di funzionamento delle obbligazioni convertibili si poggia sul principio della restituzione del prestito sotto forma di azioni. Attenzione perchè il prezzo delle azioni non è fisso ma è sottoposto alle continue oscillazioni del mercato. Un titolo, infatti, può salire o scendere. Per farla breve le azioni possono quindi perdere valore.
I bond convertendo presentano caratteristiche particolari che li rendono del tutto diversi da altri tipi di obbligazioni. Tali caratteristiche sono alla base del modo di funzionamento dei prestiti obbligazionari convertendo.
In primo luogo le obbligazioni convertendo hanno uno specifico valore nominale vale a dire il costo che tu creditore paghi per mettere in portafoglio quell’obbligazione. Tale valore nominale ti verrà poi restituito alla scadenza delle obbbligazioni.
Il valore nominale va poi sommato agli interessi che le obbligazioni hanno maturato fino al momento della scadenza.
Alla restituzione, quindi, avrai valore nominale e interessi. Questi ultimi, nel caso dei bond convertendo, altro non sono che i guadagni che l’azione derivata dal Bond ha realizzato. Ovviamente il titolo deve aver guadagnato. Gli interessi rappresentano la cedola che viene staccata ossia riconosciuta all’investitore ogni mese, ogni tre mesi ma anche ogni sei e 12 mesi, a seconda di quanto stabilito nel contratto a suo tempo siglato.
Le obbligazioni convertendo hanno una data di scadenza ossia la data entro cui il debitore (l’azienda emittente) deve restituire il valore nominale del Bond Convertendo al creditore, ossia a te, ma sotto forma di azioni.
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Bond convertendo esempi
Dopo aver spiegato come funziona il bond convertendo, farò adesso degli esempi di prestiti obbligazionari di questo tipo che, in passato, sono stati lanciati da aziende italiane. I casi che prenderò in esame sono il bond convertendo Banca Popolare di Milano BPM, il bond convertendo FCA e il bond convertendo Telecom Italia. Tutte e tre queste aziende hanno emesso obbligazioni convertendo per incassare denaro dai propri creditori che, al momento della conversione obbligatoria del bond in azioni, si sono trasformati in azionisti della società.
Bond convertendo FCA
Una delle prime aziende italiane ad emettere bond convertendo è stata Fiat Chrysler Automobiles. Correva il 2014 quando il consiglio di amministrazione del Lingotto decise di ricorrere al prestito obbligazionario convertendo. Si trattò di un bond alla pari ossia di un’obbligazione che presentava un prezzo di emissione pari a quello di valore. Il regolamento del convertendo FCA prevedeva la conversione in azioni al 7,875%. Le obbligazioni avevano scadenza 2016 e quindi, alla data prestabilita, ossia nel dicembre 2019, le obbligazioni sarebbero state convertite in azioni in modo automatico. A partire da quel momento all’azionista creditore venne quindi data la possibilità di decidere se comprare o vendere azioni FCA proprio come avviene sul mercato tradizionale.
Bond convertendo Banca Popolare di Milano
Il bond convertendo BPM è stato tra i più discussi degli ultimi anni. Preciso che le obbligazioni di cui tratterò in questo paragrafo erano in capo alla Popolare di Milano e quindi riguardano il periodo precedente alla nota fusione con Banco Popolare che poi portò alla nascita del Banco BPM.
Ma perchè il convertendo BPM è entrato negli annali della cronaca finanziaria? Il motivo è facilmente intuibile. In pratica l’istituto emittente ebbe non pochi problemi nella conversione delle obbligazioni.
BPM aveva emesso tantissimi bond convertendo nel periodo compreso tra il 2009 e il 2013. L’obiettivo del management della banca era quello di tramutare queste obbligazioni in azioni sul finire del 2013 applicando un tasso del 6,75%.
Nella seconda metà del 2012, però il management del Banco BPM venne travolto da un’inchiesta giudiziaria all’interno della quale finirono anche le obbligazioni convertendo emesse. In pratica la magistratura cercò di fare luce sulla perdita subita da molti clienti che avevano investito nei bond convertendo BPM. Tali clienti si erano ritrovati con titoli convertendo che avevano perso il 70 per cento del loro valore.
Dagli accertamenti non emersero responsabilità penali. Tuttavia l’inchiesta andò ad impattare sul futuro stesso della Banca Popolare di Milano. Da lì a poco BPM si sarebbe poi fusa con Banco Popolare.
Bond convertendo Telecom Italia
Ultimo esempio di bond convertendo emesso da aziende italiane è quello di Telecom Italia. L’ex monopolista aveva emesso obbligazioni convertendo già nel 2013. I titoli erano con scadenza triennale. Al momento della conversione in azioni, il prezzo è risultato positivo. Da allora le azioni Telecom Italia nate dai Bond Convertendo dell’ex monopolista hanno registrato oscillazioni anche forti. Ad impattare sull’andamento del titolo Telecom Italia è stata anche la profonda trasformazione del settore delle telecomunicazioni in atto da tempo.
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