Il consiglio di amministrazione di Eni ha decretato la possibile emissione di uno o più prestiti obbligazionari per un valore complessivo fino a 2 miliardi di euro da riservare agli investitori istituzionali e da emettere in una o più quote entro la fine dell’anno.
Bond in arrivo per il gruppo del cane a sei zampe, dunque, con l’obiettivo di mantenere una struttura finanziaria equilibrata in relazione al rapporto di indebitamento a breve e a medio-lungo termine. I prestiti, riservati agli investitori istituzionali, potranno essere quotati in uno o più mercati regolamentati.
L’ultima obbligazione lanciata da Eni risale al 22 gennaio dello scorso anno e riguardava un’emissione a 15 anni, a tasso fisso e collocata nell’ambito del programma Euro Medium Term Notes. Il valore era di un miliardo di euro a fronte di 3,5 miliardi di euro di ordini provenienti da un gruppo di investitori istituzionali composto soprattutto da assicurazioni e asset manager.
A Piazza Affari il titolo Eni è altalenante a causa dell’ormai inarrestabile crollo del prezzi del greggio, tuttavia gli analisti delle banche d’affari sono ottimisti; ad esempio, dopo la notizia della delibera dell’emissione obbligazionaria, gli esperti di Banca Akros hanno confermato, per il titolo Eni, il giudizio “buy” (comprare) e il target price a 22 euro.
Il gruppo, infatti, è riuscito a ottenere l’estensione di altri tre anni del periodo esplorativo in Angola che, secondo gli esperti di Banca Akros, conferma la capacità di Eni di adempiere al suo operato. Non solo: il Ministro del Petrolio e dell’Energia della Norvegia ha assegnato ad Eni due licenze esplorative nel Mare di Barents e nel Mare del Nord, come parte dell’Award norvegese in aree predefinite. Con queste licenze, Eni conferma la propria strategia a lungo termine sulla piattaforma continentale norvegese, dov’è presente dal 1965 e opera attraverso la controllata Eni Norge.
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