La notizia era nell’aria, mancava soltanto la conferma ufficiale che oggi è arrivata: Eni ha ceduto la sua quota di partecipazione nel progetto South Stream Transport a Gazprom. L’accordo per la cessione della quota di partecipazione del 20% permetterà a Eni di recuperare il capitale investito nel progetto.
L’interruzione della costruzione del gasdotto South Stream aveva già provocato il crollo del titolo Saipem a Piazza Affari nei mesi scorsi: la controllata di Eni partecipava al progetto e l’interruzione dello stesso in seguito alla decisione del presidente russo Vladimir Putin, aveva creato non pochi problemi al gruppo. Il progetto South Stream, fin dall’inizio ampiamente contestato dagli Stati Uniti, prevedeva la costruzione di un gasdotto di 3.600 chilometri per collegare la Russia e l’Unione europea senza passare dall’Ucraina e collegare la Russia con la Bulgaria.
I vertici della società avevano dichiarato di non aver ricevuto nessuna conferma ufficiale dell’interruzione del gasdotto, cosa che, però, è avvenuta dato che Eni ha stipulato un accordo per la cessione della sua quota di partecipazione del 20% nella società South Stream Transport a Gazprom; con questa operazione, Eni recupererà il capitale investito a oggi nel progetto, calcolato in base agli accordi esistenti.
Prima dell’accordo, la società South Stream Transport (costituita per la costruzione offshore del gasdotto omonimo) era partecipata da Gazprom con una quota del 50%, da Eni con una quota del 20%, e da Wintershall ed Edf con una quota del 15% ciascuna.
La liquidazione dei soci di minoranza del gasdotto non costerà poco a Gazprom; secondo i calcoli preliminari, Eni dovrebbe incassare, oltre a quanto già investiti e quindi circa 300 milioni, anche un interesse di circa il 10%; ma la questione più spinosa, e onerosa, riguarda Saipem, la controllata di Eni che avrebbe dovuto essere il principale costruttore del gasdotto con contratti stimati per un valore di circa 2,5 miliardi. Ora che questi contratti verranno sciolti, aspettano a Gazprom pesanti penali, a meno che la società russa non stia preparando una “sorpresa” di fine anno: un tracciato diverso per il gasdotto ma con partner industriali confermati.
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