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A partire dal 1° marzo 2013 entrerà in vigore la cosiddetta Tobin tax, una tassa per chi sceglie di investire a Piazza Affari. Si tratta di una nuova forma di tassazione degli investimenti che va a colpire le operazioni di compravendita dei titoli azionari e, a partire dal 1° luglio prossimo, verrà estesa anche agli scambi sugli strumenti derivati. In particolare, per le transazioni sui titoli azionari sarà applicata un’aliquota dello 0,12% (0,1% a partire dal 2014) sui mercati regolamentati e dello 0,22% (0,2% dal 2014) sui mercati non regolamentati (per maggiori informazioni si veda “come si calcola la Tobin tax sulle azioni“).

La normativa prevede che per gli investimenti azionari la tassa debba essere a carico dell’acquirente, mentre in caso di acquisto di strumenti derivati l’imposta è a carico di entrambe le parti contraenti. Per quanto riguarda invece le modalità di applicazione e di calcolo della Tobin tax, risultano penalizzati soprattutto coloro che acquistano azioni allo scopo di tenerle in portafoglio per un periodo di tempo più o meno lungo. La norma prevede infatti che la tassazione vada applicata al netto delle posizioni alla chiusura della giornata, cioè alla differenza tra titoli acquistati e titoli venduti. Ne deriva quindi che chi rivende entro la fine della giornata tutti i titoli che ha acquistato durante la seduta non deve pagare la Tobin tax.

Esistono inoltre anche altre ipotesi di esclusione dall’applicazione della Tobin tax. La nuova tassa, infatti, non si applica alle donazioni, alle successioni, ai titoli di finanza etica, ai titoli azionari italiani per i quali la capitalizzazione media nel mese di novembre 2012 risultava inferiore a 500 milioni di euro (per maggiori informazioni si veda “azioni italiane colpite dalla Tobin tax nel 2013” e “titoli esenti da Tobin tax nel 2013“) e in caso di investimento in azioni estere quotate sulla Borsa italiana.

Paradossalmente, sono inoltre esclusi dalla Tobin Tax i fondi comuni, i comparti di Sicav e gli Etf, tramite i quali risulta quindi possibile investire nei titoli azionari italiani per i quali la capitalizzazione media nel mese di novembre 2012 risultava superiore a 500 milioni di euro senza pagare la Tobin Tax, contrariamente a quanto accadrebbe se questi stessi titoli venissero inseriti singolamente e personalmente dall’investitore all’interno del proprio portafoglio di investimenti.

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