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I titoli di Stato italiani emessi prima del 1998, precisamente prima dell’entrata in vigore del D.Lgs. 213/98, erano rappresentati da documenti cartacei che venivano consegnati agli acquirenti e che dovevano poi essere esibiti per la riscossione delle somme spettanti a scadenza o al momento della vendita del titolo.

A partire dal 5 ottobre del 1998, con l’entrata in vigore del D.Lgs. 213/98, è stato introdotto il regime della dematerializzazione dei titoli di Stato, in forza del quale i titoli di debito dello Stato italiano non sono più rappresentati da documenti cartacei ma da iscrizioni contabili a favore degli aventi diritto. Pertanto, a partire da tale data il Ministero del Tesoro ha smesso di rilasciare titoli in forma cartacea e al contempo gli intermediari hanno provveduto a ritirare i titoli al portatore e i titoli nominativi e a trasformarli in iscrizioni contabili inserite, a cura della Banca d’Italia, nella nuova gestione centralizzata dei titoli di Stato.

A fronte di ciò, dunque, gli strumenti finanziari non possono essere rappresentati da un supporto cartaceo e si costituiscono mediante iscrizioni o registrazioni contabili presso la società di gestione accentrata. Nel caso specifico dei titoli di Stato, dunque, l’acquisto è rappresentato da iscrizioni contabili in apposito conto titoli aperto presso una banca, un intermediario finanziario autorizzato o Poste Italiane.

Lo scopo della dematerializzazione è quello di rendere più efficiente il funzionamento del mercato finanziario, nonché di agevolare la ridenominazione in euro dei titoli espressi in lire.

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