A Piazza Affari nel corso della seduta odierna il titolo Pirelli & C. viaggia in territorio positivo, segnando a pochi minuti dall’apertura della seduta un guadagno di oltre quattro punti percentuali a 10,71 euro. Questo nonostante la riduzione delle stime per l’esercizio in corso comunicata ieri in occasione della pubblicazione dei risultati realizzati nel corso del terzo trimestre dell’anno.
La performance positiva del titolo è da ricondurre in larga parte al nuovo piano industriale che sarà presentato questa mattina a Londra e che prevede nel periodo compreso tra il 2014 e il 2017 investimenti complessivi per 1,6 miliardi di euro. Durante tale periodo il gruppo punterà a spingere soprattutto sul segmento premium, che si stima nel 2013 avrà un’incidenza sulla crescita dei volumi del 38%, percentuale che salirà al 44% nel 2016.
Pirelli & C. ha archiviato il terzo trimestre del 2013 con un utile netto di 108 milioni di euro, in crescita quindi del 27,3% rispetto agli 84,8 milioni dello stesso periodo dello scorso anno. Se si considerano invece i primi nove mesi dell’anno, l’utile netto si è attestato a 258,1 milioni di euro, in calo del 14,9% rispetto ai 303,3 milioni del terzo trimestre 2013. Nonostante l’effetto negativo dei cambi, nel corso dei primi nove mesi dell’anno i ricavi sono cresciuti dell’1,7% a 4,649 miliardi, mentre nel solo terzo trimestre il fatturato è diminuito del 2,2% a 1,518 miliardi.
Nel periodo compreso tra gennaio e settembre di quest’anno, l’ebit è diminuito del 3,2% a 581,7 milioni, mentre l’ebitda è rimasto sostanzialmente invariato a 813,4 milioni. Al 30 settembre 2013 l’indebitamento netto del gruppo è risultato pari a 1,970 miliardi rispetto ai 1,732 miliardi registrati al 30 giugno 2013, soprattutto a causa dell’impatto derivante dall’operazione Prelios.
Infine, Pirelli ha ridotto le stime per l’esercizio in corso prevedendo di realizzare ricavi per circa 6,2 miliardi di euro contro i 6,3-6,35 precedenti e un risultato operativo consolidato di 790 milioni rispetto agli 810 milioni stimati in precedenza, soprattutto a causa dell’effetto negativo dei cambi e della performance in Russia.
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