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Le previsioni in merito ai rendimenti offerti dai BTP nel corso del 2014 vedono da un lato un possibile incremento a fronte di un calo dello spread e dall’altro una possibile discesa spinta dal tendenziale aumento dei tassi di interesse a lungo termine e che provoca tra le altre cose anche una svalutazione dei titoli già emessi. In particolare, nel caso in cui dovesse verificarsi il primo scenario, si ipotizza addirittura un incremento dei rendimenti lordi complessivi del 5%.

A dimostrare come il restringimento dello spread possa influire positivamente sul rendimento delle obbligazioni governative italiane è una recente indagine di CorrierEconomia, che mostra come dal 2011 ad oggi, proprio grazie al calo dello spread, le emissioni a tre anni hanno realizzato un incremento di valore del 19,14%, quelle a cinque anni del 31,84%, quelle a sette anni del 38,90% e quelle a dieci anni del 41,16%.

In altre parole, dunque, l’investimento in BTP sarebbe favorito qualora si proseguisse verso il rafforzamento di una politica di risanamento delle finanze pubbliche, da cui dovrebbe derivare una ripresa economica e una riduzione ulteriore dello spread.

Anche in questo caso è comunque bene prestare attenzione alla scelta delle scadenze. In particolare, secondo i gestori di Bnp Paribas Ip, la parte di portafoglio dedicata ai BTP dovrebbe essere composta per il 20% del totale da scadenze a 2 anni, il 40% da scadenze a 5 anni e il restante 40% in parti uguali sui sette e sui dieci anni, con un rendimento medio atteso di circa il 5% in base allo scenario ipotizzato.

Ma non tutti i gestori sono dello stesso parere. Ad esempio, quelli di Augustum Opus Sim si dicono convinti che gli effetti dell’aumento dei tassi a lungo termine e quello di un calo dello spread tenderanno a compensarsi. Di conseguenza, le opportunità più interessanti per gli investitori sono i bond con durata di sette-otto anni.

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