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Che anno sarà il 2017 per i mercati finanziari? Difficile da prevedersi, quasi impossibile da governare. Tuttavia, è bene giungere al nuovo esercizio sufficientemente preparati, cercando di comprendere quali saranno le linee guida che potrebbero influenzare le vostre strategie di trading. E per aiutarvi in tale compito, Goldman Sachs ha predisposto una serie di punti sui quali probabilmente vale la pena di soffermarsi…

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Goldman Sachs

Federal Reserve, un piano da rivedere

L’elezione di Donald Trump alla Casa Bianca ha provocato qualche revisione al piano di azione della Federal Reserve, il cui 2017 sarà probabilmente più “proattivo” di quanto si possa immaginare.

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Federal Reserve

È infatti possibile che la Fed di Janet Yellen possa cercare di allentare le condizioni finanziarie in misura più rapida di quanto non avesse ipotizzato di fare con la Clinton, ed è altrettanto possibile che la Fed possa usare la usa politica monetaria quale arma di bilanciamento di quella fiscale di Trump. In altri termini, con uno stimolo fiscale particolarmente significativo (quale quello preannunciato da Trump), il Comitato di politica monetaria della Fed non potrà che rispondere in maniera altrettanto significativa.  Ad ogni modo, guai a “fidarsi” troppo: non è affatto scontato che Trump mantenga le sue promesse, e che pertanto la politica fiscale si manifesti così incisiva come auspicato dal prossimo inquilino della Casa Bianca.

Cina e Stati Uniti, nuovi rapporti (anche monetari)

A proposito di Trump, il neo presidente degli Stati Uniti ha più volte indicato la Cina come una sorta di “manipolatrice” di valuta. Che si tratti o meno di propaganda da rispolverare anche nei prossimi mesi, quel che è vero è che la Cina ha cercato di mantenere la propria moneta alta invece che abbassarla, utilizzando le sue riserve del tesoro in valuta estera per difendere lo yuan. Nel 2017 Pechino dovrebbe puntare la rotta verso un deprezzamento “guidato” della propria moneta, inducendo molti trader a coprirsi contro tale rischio.

Una nuova politica monetaria

Nel suo dossier rilasciato ai propri clienti, la banca d’affari sottolinea come la decisione della Bank of Japan di controllare la curva dei rendimenti sia il segno anticipatore di una serie di innovazioni politiche che – si legge – “colpiscono il costo intermediario dell’offerta di credito alle banche nel breve termine piuttosto che il costo di mercato dei prestiti tramite il debito pubblico a lungo termine”. Il perno di tale intuizione potrebbe avere un impatto non irrilevante nell’attività economica reale e negli investimenti.

Politica fiscale USA improntata alla crescita di breve termine

Come noto a tutti coloro i quali abbiano seguito le vicissitudini statunitensi nelle ultime settimane, tra le promesse di Donald Trump spicca quella di una corposa spinta sulla spesa per le infrastrutture. Sotto tale punto di vista, Trump ha sfondato delle porte aperte, visto e considerato che i mercati sono affamati di crescita, e che si attendono uno sviluppo di breve o di brevissimo termine. Non è escluso che tutto ciò possa comportare qualche squilibrio ma, almeno per il momento, il focus rimarrà sulle attese di slancio dell’economia a stelle e strisce.

Politica commerciale USA forse non così protezionista

Trump ha costruito buona parte della sua campagna elettorale poggiandosi sulle promesse di una sorta di “guerra commerciale”, rinegoziando gli accordi attualmente in vigore (come il NAFTA) e abbandonando altre possibili intese (come il protocollo con l’Europa). In realtà, afferma la banca d’affari, i timori sulla possibile effettiva guerra commerciale sono sopravvalutati, e potrebbero pertanto essere esclusivamente riconducibili a una strategia comunicativa, da mediare nei prossimi mesi.

Rischio mercati emergenti solo passeggero

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Nell’immediato post-elezioni gli asset relativi ai mercati emergenti sono stati messi in seria pressione, con l’incremento dei rendimenti del Tesoro che ha ridotto la necessità di cercare rendimento all’estero per una cospicua resa, e con le possibili politiche commerciali protezionistiche che minacciano di limitare le opportunità di crescita internazionale di tali target. In realtà, l’uscita degli investitori dagli asset sugli emergenti è, per Goldman Sachs, esagerata, e soprattutto non dovrebbe continuare nel 2017.

Inflazione stimata in discreto aumento

Sulla base delle proprie intuizioni e valutazioni, è possibile che gli Stati Uniti possano andare incontro a un periodo di costante crescita dell’inflazione e della spesa pubblica. Tuttavia, anche questo, per Goldman Sachs, non dovrebbe determinare degli effetti straordinariamente gravi: la banca d’affari ritiene infatti che gli istituti centrali dei Paesi sviluppati saranno ben disposti a tollerare un superamento dei propri target d’inflazione, considerando che le pressioni sui prezzi sono state sotto gli obiettivi per un periodo prolungato di tempo.

Ciclo economico senza sorprese

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Le 4 fasi del ciclo economico

Anche se i comparti legati alle commodities nel 2016 hanno avuto qualche difficoltà, le sofferenze non hanno contagiato altri mercati, lasciando intendere una buona resilienza complessiva e che, peraltro, la stessa caratteristica possa manifestarsi anche nel corso del 2017.

Rendimenti previsti in attesa

Rispetto alle previsioni formulate per il 2016, Goldman Sachs sostiene che i proprietari di asset finanziari possano finalmente attendersi dei rendimenti medi più alti, anche se in misura lieve e – su serie storica – discretamente bassi. Tra i miglioramenti più intensi nel rendimento, spiccano quelli dell’azionario Asia (non Giappone), con un rendimento atteso del 12,5 per cento, mentre in Giappone il Topix (cioè, l’indice di riferimento di Tokyo) dovrebbe cedere il -3,7 per cento.

Utili societari in ripresa

Goldman Sachs aggiunge altresì che il 2017 dovrebbe essere un anno in grado di confermare che il settore delle imprese degli Stati Uniti è definitivamente emerso dalla sua recente recessione delle entrate, e che i ricavi continueranno ad aumentare grazie a un’economia mondiale in crescita e al recupero del prezzo del petrolio dai minimi di febbraio. Per il 2017, pertanto, la banca d’affari stima che i miglioramenti – pur modesti – nel contesto macroeconomico aiuteranno il rialzo degli EPS dello S&P 500 del 10 per cento a $116, con target di fine anno per lo S&P 500 di 2.200.

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