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Dopo l’introduzione a partire dallo scorso 1° marzo della Tobin Tax sulle transazioni finanziarie riguardanti i titoli azionari con una capitalizzazione superiore ai 500 milioni di euro e la già prevista introduzione della stessa tassa sugli strumenti derivati a partire dal 1° luglio prossimo, non è esclusa la possibilità che si estenda tale forma di tassazione degli investimenti anche sugli acquisti di titoli di Stato.

La Tobin Tax, ricordiamo, rientra nell’ambito della cosiddetta cooperazione rafforzata attuata da 11 Paesi Ue, tuttavia l’Italia non è d’accordo sull’estenzione di tale tassa anche a carico dei titoli di Stato ed è pertanto disposta a scontrarsi con i vertici degli altri Paesi europei.

A confermarlo è stato oggi il rappresentante permanente presso l’Unione europea, Ferdinando Nelli Feroci, il quale dopo aver ribadito che per l’Italia sono da escludere tutte le transazioni sui titoli di Stato, ha affermato che se la Germania e altri Paesi vorranno introdurre un prelievo sui titoli di Stato l’Italia manifesterà il suo disaccordo impedendone l’introduzione. Per l’approvazione della tassa sulle transazioni finanziarie è infatti necessario che tutti i Paesi che hanno aderito alla cooperazione rafforzata siano d’accordo.

Il motivo della forte opposizione deriva dal serio rischio che l’introduzione di tale tassa possa ridurre gli investimenti in obbligazioni governative, sulla scia del calo degli investimenti registrato a seguito dell’introduzione della Tobin tax sulle azioni.

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