Il dividendo rappresenta la remunerazione del capitale investito. Esso viene di norma corrisposto pochi mesi dopo la chiusura dell’esercizio, sempre che l’assemblea ordinaria dei soci abbia deciso di destinare una quota degli utili agli azionisti. E’ infatti nel suo potere decidere di non distribuirlo, ad esempio per poter reinvestire gli utili in modo tale da incrementare la competitività della società oppure per utilizzarli al fine di coprire precedenti perdite o debiti. Nella quasi totalità dei casi, l’assemblea degli azionisti si limita a ratificare quella che è la proposta del consiglio di amministrazione della quotata. E’ infatti il CdA, durante l’approvazione del bilancio di esercizio, a stabilire quale debba essere la destinazione dell’utile e se debba essere presente un dividendo. La proposta del CdA viene poi approvata dall’assemblea degli azionisti che si tiene nel periodo compreso tra aprile e inizio maggio. Il fatto che l’assemblea nella quasi totalità dei casi approvi quella che è la proposta del CdA non deve far pensare che il via libera dell’assemblea sia quasi una formalità. Come è perfettamente noto a chi investe in azioni, infatti, può anche capitare che una assemblea decisa per la distribuzione del dividendo contro il parere del Consiglio di Amministrazione oppure che riveda al rialzo la consistenza della cedola rispetto all’indicazione del CdA.
La principale distinzione che si può fare in tema di dividendi è quella tra dividendi ordinari e dividendi straordinari. Il dividendo ordinario è rappresentato da una parte di utili che l’assemblea decide di distribuire agli azionisti, mentre il dividendo straordinario non è composto da utili ma da risorse aggiuntive di cui la società si trova a disporre e che decide di distribuire agli azionisti. E’ il caso ad esempio della cessione di un ramo d’azienda, a fronte della quale la società intasca una certa somma di denaro che decide di distribuire tutta o solo in parte agli azionisti sotto forma di dividendo straordinario. Altra ipotesi è quella della distribuzione agli azionisti sotto forma di dividendo straordinario di una quota degli accantonamenti effettuati negli anni precedenti. L’approvazione di un eventuale dividendo straordinario segue le stesse regole, e gli stessi tempi, di quella riferita alla cedola ordinaria. E’ quindi il consiglio di amministrazione della quotata che, preso atto di uno degli eventi “straordinari” che abbiano suindicato, propone all’assemblea degli azionisti la concessione di un dividendo straordinario. Trattandosi di un evento fuori dall’ordinario, solitamente, una decisione di questo tipo è accompagnata da un forte rialzo in Borsa della quotata interessata. Le cronache finanziarie sono solite affermare in questi casi che “il mercato festeggia la concessione di un dividendo straordinario”.
Trattandosi di una cedola non prevista e concessa solo alla luce di una particolare situazione di vantaggio, il dividendo straordinario, a differenza di quello ordinario, non è sottoposto a tassazione. Più nello specifico, quindi, non si pagano tasse sia sulla distribuzione di riserve da sovrapprezzo azioni che nel caso di interessi di conguaglio. E’ questo l’unica caso in cui chi investe in azioni si salva dalla tassazione sui dividendi.
Dividendo straordinario e acconto sul dividendo: non va fatta confusione
Il dividendo straordinario non va confuso con l’acconto sul dividendo che è invece riferito al solo dividendo ordinario. Alcune quotate, infatti, sono solite, da tempo, dividere la cedola in due parti che vengono staccate in due momenti diversi a titolo di acconto e di saldo finale. La divisione del dividendo ordinario in acconto e saldo non è obbligatoria e negli ultimi anni, a causa anche della perdita d’appeal dell’investimento azionario, il novero delle quotate che decidono di suddividere in due tranche la cedola è calato. In genere l’ammontare di un acconto sul dividendo è stabilito al termine del terzo trimestre e sulla base anche dell’outlook sull’interno anno. E’ importante mettere in evidenza che ad essere deliberato è solo l’acconto mentre il saldo viene deciso in occasione dell’approvazione dei conti sull’intero esercizio. L’acconto sul dividendo, trattandosi di remunerazione ordinaria, è soggetto alla normale tassazione sui dividendi delle azioni italiane ed estere.
Questo contenuto non deve essere considerato un consiglio di investimento.
Non offriamo alcun tipo di consulenza finanziaria. L’articolo ha uno scopo soltanto informativo e alcuni contenuti sono Comunicati Stampa
scritti direttamente dai nostri Clienti.
I lettori sono tenuti pertanto a effettuare le proprie ricerche per verificare l’aggiornamento dei dati.
Questo sito NON è responsabile, direttamente o indirettamente, per qualsivoglia danno o perdita, reale o presunta,
causata dall'utilizzo di qualunque contenuto o servizio menzionato sul sito https://valoreazioni.com.