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Il successo che ha caratterizzato in misura più o meno ampia tutti i collocamenti di BTP Italia testimonia non solo l’interesse degli investitori verso questa particolare tipologia di titoli di Stato ma anche la fiducia dei risparmiatori verso la capacità di solvibilità dello Stato italiano, considerando che la pioggia di acquisti delle obbligazioni governative indicizzate all’inflazione italiana non ha subito alcun rallentamento dopo l’introduzione delle cosiddette Cacs, ovvero le clausole di azione collettiva nei titoli di Stato.

Si tratta di particolari clausole introdotte da tutti i Paesi aderenti all’ESM, il Meccanismo Europeo di Stabilità, e quindi anche dall’Italia attraverso il decreto del Ministro dell’Economia e delle Finanze del 7 dicembre 2012, che ne prevede l’assoggettamento per tutte le nuove emissioni di titoli di Stato a partire dal 1° gennaio 2013. Tali clausole consentono ad uno Stato che versa in condizione di crisi del debito sovrano di ricontrattare con i propri creditori le condizioni del debito, ad esempio proponendo a questi la sostituzione con titoli di diversa tipologia o con una scadenza più lunga.

Per quanto riguarda i BTP Italia, il loro assoggettamento alle clausole di azione collettiva è stato confermato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze nell’Information Memorandum pubblicato il 12 aprile 2013, a ridosso dell’avvio del quarto collocamento di titoli indicizzati all’inflazione italiana. In tale documento viene infatti specificato che ai sensi dell’art. 1, comma 1 del Decreto della Direzione Seconda del Dipartimento del Tesoro del Ministero dell’Economia e delle Finanze n. 96717 del 7 dicembre 2012, i titoli sono soggetti alle clausole di azione collettiva (CACs).

 

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