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Accanto ai libretti postali c’è un’altra forma di investimento storica del risparmio postale. Si tratta dei buoni fruttiferi postali, che rispetto ai libretti sono caratterizzati dalla possibilità di ottenere un rendimento crescente in funzione del periodo di possesso del buono stesso. Si tratta di una forma di risparmio più remunerativa rispetto al classico conto corrente bancario, che può competere con i Bot sulla scadenza annuale e con i Btp su un orizzonte temporale di lungo periodo. E’ un investimento facilmente liquidabile.

Si può disinvestire in qualsiasi istante, ottenendo l’intero capitale versato maggiorato dagli interessi maturati durante il periodo di detenzione. La durata massima dell’investimento dipende dalla tipologia del buono postale. Quello con la scadenza più lunga è il buono ordinario ventennale, che riconosce al risparmiatore interessi crescenti anno dopo anno. Il capitale versato è garantito in ogni caso, anche se dovesse clamorosamente fallire la società emittente, ovvero la Cassa Depositi e Prestiti (Cdp).

I buoni fruttiferi postali sono strumenti finanziari che piacciono molto ai risparmiatori retail perché non sono caratterizzati da alcuna spesa di emissione, gestione e rimborso del buono stesso. E’ possibile cointestare i buoni postali fino a un massimo di quattro persone, con facoltà di rimborso disgiunto per ciascun intestatario, a meno che non venga esclusa questa facoltà nel momento stesso della sottoscrizione del buono.

Poste Italiane è molto attenta alle esigenze dei risparmiatori, tanta che è in grado di offrire una vasta gamma di scelta che è sempre in evoluzione. Attualmente sono in collocamento diverse tipologie di buoni fruttiferi postali, che vanno dall’investimento nei tradizionali buoni ventennali a quelli che consentono di proteggere il potere d’acquisto dall’aumento dell’inflazione, ma ci sono anche i buoni con scadenze di brevissimo periodo o quelli che premiano la fedeltà del risparmiatore.

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